Un uomo in bottiglia "Io vado, non so se tornerò" disse l'uomo sulla porta di casa. "Se non torni è meglio" rispose dalla camera la donna, ancora ad occhi chiusi e rannicchiata sotto le coperte. E l'uomo si avviò al suo destino quotidiano. Era un uomo in bottiglia. Come un veliero con le vele al vento, anch'egli era solo una bugia, un simulacro che si muoveva avanti e indietro nella bottiglia, ma che poi rimaneva sempre lì confinato in quel vetro, barriera invalicabile, che lo separava dal suo mondo. Che non era chiaramente quello in cui viveva. In realtà il suo tempo ed il suo spazio erano altri. Lo avevano rovinato le stelle. Quando da ragazzo, nel suo eremo sull'Argentario, passava le sere col naso all'insù a contemplare quell'incomprensibile luccichio, egli si stava costruendo intorno una bottiglia che lo avrebbe intrappolato per la vita. L'eterno era lì sulla sua testa, con i suoi mondi fiammeggianti a miliardi negli spazi sconfinati, indiscutibile e reale, come le nere colline, come il mare che sentiva dormire più in là. E si sentiva parte di quell'universo, legittimato dalla forza del suo pensiero che gli permetteva di competere con esso, di comprenderlo, di capirlo. Cittadino dell'universo. Così si sentiva in quelle sere. E la notte che ricopriva la valle, e il silenzio del mare erano un frammento di quel mondo fantastico che si estendeva fino a lui. Poi crebbe e conobbe il mondo degli uomini. Un formicaio. Formiche che correvano avanti e indietro, sempre indaffarate a fare chissacchè che si sfioravano senza nemmeno vedersi, che entravano ed uscivano freneticamente dal loro buco, che si ritrovavano di punto in bianco schiacciate dal piede di un passante o affogate da un acquazzone. Formiche e nulla più. Animaletti con una perfetta organizzazione sociale, ci hanno insegnato, ed anche con qualche virtù in confronto con le cicale. Ma pur sempre formiche il cui mondo è il formicaio e dintorni. E divenne per necessità un uomo formica. La metamorfosi fu dura, da cittadino dell'universo ad uomo formica. Ne uscì completamente sgangherato, come probabilmente Adamo cacciato dall'Eden. Si accoppiò con un'altra formica e mise al mondo altre formichine. Contribuì lealmente al mantenimento del formicaio. Ma era solo una bugia, un simulacro che si muoveva avanti e indietro nella bottiglia, sempre confinato in quel vetro, barriera invalicabile, che lo separava dal suo mondo.Che non era chiaramente quello in cui viveva. Il suo tempo ed il suo spazio erano altri.
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