Angelo e zaccaria

"Vieni Zaccaria, vieni accanto a me."

Zaccaria se ne stava seduto in disparte accanto a un ragazzetto scalcinato assistendo, secondo un passatempo molto in voga da quelle parti, alla corsa delle nuvole sotto di loro.

In quel frangente però la corsa non volgeva a suo favore. La nuvola su cui aveva scommesso si stava infatti sfilacciolando da tutte le parti rimanendo inesorabilmente indietro, mentre quella scelta dal ragazzo sembrava un treno in corsa, ormai prossima al traguardo.

Dietro di loro un folto gruppo di anime belle dissertava, molto amabilmente, di massimi sistemi.

"Io, Signore? - rispose allibito Zaccaria alzandosi titubante con l'indice della mano destra puntata al petto - Ma.. forse stai cercando un altro? Con tutta questa gente qui intorno.... Non credo proprio..."

"No, no, Zaccaria - lo interruppe bruscamente ma con dolcezza Dio - voglio parlare proprio con te. E poi ormai dovresti avere imparato che io non sbaglio mai."

"Ma io sono un poco di buono, tu lo sai. Cosa potrebbe avere da dire il buon Dio al povero Zaccaria?"

"Guarda Zaccaria - tagliò corto Dio - guarda qui sotto. Lo vedi quell'uomo seduto nel parco, sotto quel tiglio, con una bottiglia di vino in mano?"

"Lo vedo. - rispose Zaccaria sporgendosi un po', ma senza tralasciare di guardare desolato con la coda dell'occhio la sua nuvola che si stava dissolvendo del tutto - Lo vedo."

"Si chiama Angelo. E' un pover'uomo in grande difficoltà. Da molto tempo ormai si è dato al bere e non riesce a venirne fuori. Ha bisogno di aiuto."

"Succede" farfugliò Zaccaria, cercando, inutilmente di deglutire.

"Ho pensato che un angelo custode potrebbe essergli di grande aiuto e guida. Ho scelto te."

Zaccaria, che nella sua non lunga vita aveva visto e sentito di tutto, trasecolò.

In altre circostanze avrebbe pensato ad una burla, ma considerato il posto in cui si trovava e chi gli stava parlando, non gli parve il caso. Provò ad allestire una strategia difensiva e di fuga.

"Io, Signore, un angelo custode? Io Zaccaria, in vita detto il Frasca, dovrei fare l'angelo custode ad un ubriacone? Perdonami la franchezza, Signore, ma non mi sembra proprio il caso. Che aiuto potrei dargli? Io ero come lui.

E poi anche l'aspetto ha la sua importanza. Gli angeli custodi sono tutti giovani e belli, possibilmente biondi e con gli occhi azzurri. Se io dicessi ad una persona che sono il suo angelo custode, quello si metterebbe a ridere.

No, perdonami Signore, non mi sembra proprio il caso. Se vuoi rifletterci un minutino..."

"Partirai domani. Io ho scelto te."

 

 

"Buongiorno" disse Angelo con fare cerimonioso, appoggiandosi con il gomito sinistro sulla panchina come un etrusco sul suo triclinio e tenendo nella destra una bottiglia semivuota. Si era appena ripreso da una pennichella transitoria favorita dal fresco dei tigli del parco e più che altro dal contenuto della bottiglia che non c'era più.

"Buonissimo giorno" rinforzò vista l'indifferenza scostante dell'altro.

Zaccaria se ne stava seduto all'estremità opposta della panchina con le gambe accavallate, le braccia conserte, e un'espressione sul viso di evidente contrarietà e sofferta sopportazione.

"E bravo - disse volgendosi verso l'altro - bravo davvero. Peccato che tu non possa vederti allo specchio. Hai alzato un po' il gomito, eh?"

"Dovevo, amico mio. A proposito, come ti chiami?"

"Zaccaria"

"Dovevo mio caro Zaccaria - riprese - lo dovevo a mia moglie. Lei stamani mi ha dato una bottiglia di vino e mi ha detto: Vai, caro, vai a farti un goccetto nel parco. Levati di torno perchè oggi viene gente."

"Ma senti! - fece Zaccaria incuriosito - e queste visite si verificano spesso? E che ospiti sono?"

"Quasi tutti i giorni. Viene spesso il macellaio, il fruttivendolo, il giornalaio. Vengono un po' tutti qui del quartiere. Qualcuno viene anche da fuori. Oggi per esempio è venuto il sacrestano di una parrocchia qui vicino. Per un consiglio spirituale, ha detto."

Zaccaria alzò gli occhi al cielo guardando le nuvole, che, viste dal basso, gli facevano uno strano effetto. Sembrava che dovessero cadergli addosso da un momento all'altro.

"Una baldracca, caro Angelo. Hai sposato una baldracca. - disse poi sospirando - Ma tu, caro il mio Angelo alcolizzato, non sei un uomo. Sei un mollusco, un viscido mollusco. O forse un verme, non saprei dire... Un mollusco ed una baldracca. Una bella coppia, non c'è che dire!"

Tornò a guardare le nuvole.

Angelo si irrigidì sulla panchina.

"Non ti permetto di parlare così di mia moglie!"

La voce strozzata tradiva un orgoglio e un amore non del tutto estinti. Per qualche attimo parve un altro. Quello di prima. Quando passeggiava sotto i tigli del parco insieme a lei parlando di quei figli che tanto desideravano. E che non erano mai venuti.

Era cominciato da lì.

Poi la voce si fece piagnucolosa:

"Lei non era così. Lei è buona, troppo buona. E' la vita che l'ha cambiata. Tu non puoi sapere, non puoi. E non devi giudicare. Sei cattivo, cattivissimo."

Si raccolse la testa tra le mani appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

Zaccaria capì che non avrebbe aggiunto altro. Provò sincero rimorso. Un angelo custode quelle cose non avrebbe mai dovuto dirle. Ma ormai era fatta. Si alzò stancamente e si allontanò. Di nuvole in cielo non ce n'era rimasta più nessuna.

 

Qualche tiglio del parco cominciava ad ingiallire..

"Sai Zac, forse non sei del tutto cattivo. E poi, guardandoti bene ho la sensazione che noi abbiamo qualcosa in comune. Ma non saprei dire cosa"

"Non dire stronzate - rispose Zaccaria volgendosi dall'altra parte - noi apparteniamo a mondi diversi"

"E allora parlami un po' di te - continuò Angelo deponendo con cura a terra la bottiglia quasi vuota e adagiandosi comodamente sul suo triclinio - Io di me ti ho detto tutto. Ti ho raccontato la triste storia di Angelo e della sua signora. Ma tu non mi hai detto proprio nulla. Che amico sei? Gli amici si confidano, piangono, si ubriacano insieme.."

Zaccaria scostò distrattamente con il piede un paio di foglie a terra davanti a sè. Si chinò ne raccolse una e cominciò a rigirala tra le dita per il picciolo.

"E? vero, non ti ho detto niente. Ma la mia storia è molto complicata"

"Comincia allora. Abbiamo tutto il tempo. La mia gentile signora mi ha detto di non farmi vedere prima di sera."

"Da dove devo cominciare?"

"Dall'inizio. Da dove comincia la storia di Zaccaria."

Una foglia volteggiò piano piano davanti a loro. Sembrava non volesse proprio toccare terra. Un'altra cadde più in là.

"Sai, anch'io sono stato sposato. Si chiamava Lucia. Eravamo felici insieme. Poi un giorno se n'è andata lasciandomi solo.

"Che puttana! Tutte uguali le donne..."

"No, no, poverina, e' morta. Prima di andar via mi ha detto. Dimenticami. Sei giovane, troverai un?altra donna che ti far?felice."

Io non l' ho mai dimenticata.

Un vento sottile fece frusciare le foglie del tiglio.

Zaccaria alzò il viso. Stette qualche attimo in ascolto. Poi continuò.

"Ho cominciato a bere. Gli amici mi hanno abbandonato. I vicini mi scansavano.Sono diventato un barbone. Un barbone senza casa, senza nessuno."

Angelo, supino sulla panchina con le dita delle mani intrecciate sotto la nuca, pareva dormisse. Aprì lentamente gli occhi.

"Povero Zac, fratello mio. Anche tu, come Angelo,travolto da un infame destino. Lo vedi? E' la vita?. E' la vita. Che colpa abbiamo noi se siamo quelli che siamo. Molluschi, hai detto.

Ma su un punto permettimi di dissentire.

Io ho una certa cultura - disse scuotendo in alto la bottiglia per verificarne in controluce il contenuto - e posso assicurarti che i molluschi sono degli animaletti molto evoluti che dovrebbero essere presi come esempio. Se ne stanno nel loro guscio, non si impicciano dei fatti degli altri e non fanno del male a nessuno. Preferisci le tigri o i leoni? Io sono fiero di essere un mollusco, ma non un 'viscido mollusco' bensì un 'signor mollusco'..."

Zaccaria lo guardava sconsolato, incerto se replicare o meno a tale dotta dissertazione.

Angelo continuò.

"Ma c'è una cosa che vorrei chiederti, carissimo Zac, amico mio.

Vedi, io lo so che il mio aspetto non è proprio.. come dire.. edificante. Ed è normale che sia così visto quello che sono.

Ma per te è diverso, tu non sembri affatto quello che hai detto di essere. Mi hai forse detto qualche piccola bugia? Hai forse mentito al tuo amico del cuore?"

"Questa è la seconda parte della storia - rispose Zaccaria - Ma stasera è tardi, te la racconterò domani, sempre che io ti trovi qui su questa panchina."

"Ci sarò - rispose Angelo accingendosi allo svuotamento completo della bottiglia - La mia signora ha in agenda per domani la visita del farmacista. Per un consiglio medico, ha detto."

 

Una coltre ininterrotta di nuvole grigie sovrastava la panchina con Angelo e Zaccaria, i tigli del parco e tutto il resto.

Angelo se ne stava seduto con la testa infossata tra le spalle e le mani appoggiate sui ginocchi. Lo sguardo, fisso lontano, tradiva una cupa malinconia. Davanti a lui, appoggiata a terra, c'era una bottiglia di vino, intatta.

"Ti ho mentito - si decise infine volgendosi verso il compagno - La storia di Angelo e di sua moglie è un po' diversa da come te l'ho raccontata. Io, e soltanto io, sono responsabile di tutto. E' solo mia la colpa. Lei era bella e corteggiata da tutti. Voleva viaggiare, divertirsi. Voleva una vita brillante. Ma io non sono stato capace di dargliela. Ero solo un modesto impiegato.

Poi ha cominciato ad uscire di testa, a comportarsi in modo sempre più stravagante e spregiudicato. Ma io non l'ho aiutata, l'ho lasciata andare allo sbando. Ho pensato soltanto a me, a nascondermi i problemi rifugiandomi nell'alcool. La colpa è mia, caro Zaccaria. Si dice: la vita, la vita. La vita non c'entra. La vita la costruiamo noi giorno dopo giorno. E' solo un alibi che ci facciamo per giustificare i nostri fallimenti.

Ed ora eccomi qui.. un relitto d'uomo.. che ha bisogno di bere per nascondersi a se stesso."

Cominciava a piovigginare. Una pioggia sottile sottile che a malapena faceva vibrare le foglie dei tigli.

Zaccaria aveva ascoltato in silenzio.

"Ti racconterò la seconda parte della storia di Zaccaria. Non sarà facile, nè per me raccontarla, nè per te crederci."

"In un certo qual modo ti ho mentito anch'io, caro Angelo. Lo Zaccaria di cui ti ho parlato, non esiste più da tanto tempo. Seguì la sua Lucia non molto tempo dopo la sua morte. Io adesso vivo altrove.. cerca di capirmi.. dove la pioggia non bagna e il vento non strappa le foglie dai rami dei tigli.

Ora io sono qui con te su questa panchina, perchè sono stato mandato espressamente per te. Hai capito Angelo? Tu sei importante, sei unico, sei un uomo destinato all'eternità. Il bene che c'è in te non potrà mai essere cancellato dagli errori che tu possa aver fatto o stia facendo.

Non sei certo un mollusco od un relitto d'uomo, come hai detto poc'anzi.

Ed io Zaccaria, in vita un barbone deriso e schernito da tutti, sono stato scelto per portarti queste sue parole..

"Io ho scelto te." mi ha detto. C'era tanta gente quel giorno intorno a me, scienziati, dottori della legge, uomini di chiesa. C'era anche un papa. Ma Lui tra tutti ha preferito me, Zaccaria detto il Frasca.

Ha avuto fiducia Dio, come adesso sta avendola in te."

La pioviggine si era ormai trasformata in pioggia. Su Angelo, sui tigli del parco, sulle foglie cadute.

"Vattene a casa adesso. Questo sentivo di doverti dire. Altro non so. Se potessi abbracciarti, lo farei, ma non posso. Fa' conto che l'abbia fatto"

 

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