Agnese

Appoggiata al davanzale della piccola finestra che dava aria e luce alla cella, suor Agnese guardava il paese, adagiato in fondo alla valle nell'oscurità della sera.

Il suo paese, la sua gente. Agnese li abbracciava con lo sguardo e con il cuore.

Lei così lontana, in quel convento sul fianco della collina.

"Mamma, ho deciso di farmi suora."

"Ci mancherebbe altro, figlia mia! Già tuo fratello se n'è andato e tuo padre è malato. Chi baderebbe a noi quando saremo vecchi?"

Ma Agnese non tornava mai sui suoi passi. Varcò la soglia del convento che l'inverno era appena cominciato. Il paese, dopo una nevicata durata un giorno e una notte, era tutto bianco, come nei libri delle favole. Pochi uomini intenti a spalare la neve davanti agli usci delle case, ragazzi sciamanti nelle vie e nei cortili, qualche donna affacciata alla finestra a buttar giù la neve dai davanzali.

Agnese entrava in convento. Quel paese tutto bianco sarebbe stato per lei soltanto un ricordo.

Lasciò la finestra e stancamente si pose a sedere sul letto, accanto alla parete.

"Signore, sono qui - lo ripeteva tutte le sere, prima di coricarsi - sono ancora qui, come il primo giorno."

Volse lo sguardo sul piccolo tavolo, accanto all'inginocchiatoio, davanti a sè. Sotto il crocifisso, da un lato le fotografie dei suoi genitori, dall'altro una più piccola di lei il giorno in cui aveva preso i voti. Al centro un vaso di coccio con qualche fiore coltivato nel chiostro del convento.

"Ti ricordi, Signore? Ero così giovane, piena di vita. Quanto entusiasmo c'era allora in me! Nessun dubbio mi sfiorava. Con te accanto, cos'altro potevo desiderare? Che poteva mancarmi? "

Alzò gli occhi verso la piccola finestra, appena rischiarata dalla luce della sera. Di là il mondo, quel tempo che non c'erano più

"Erano belli quei giorni, Signore. Mi sembrava di volare. La giovinezza però è passata presto e un' altra donna è cresciuta in me. Più fragile, insicura. Una donna diversa. Ma ho mantenuto la promessa, Signore. Non ti ho mai tradito. La gioia di stare con te, quella non è cambiata. E' rimasta come allora.

Ma sai Signore, a te posso dirlo, quel mondo che ho lasciato mi è sempre mancato e mi manca da morire. I miei genitori, poveri vecchi, sono morti soli. Avrebbero tanto voluto una figlia accanto a sè nei loro ultimi anni.

E' morto mio padre, è morta mia madre. Che dolore, Signore, non essere stata loro accanto. E che dolore ho dato loro!

Ma dovevo farlo. E' vero Signore? Dovevo farlo per donarmi interamente a te. Tu hai detto "Lascerai il padre e la madre". Io l'ho fatto. Ma quanto mi sono mancati!"

Si alzò lentamente dal letto e tornò ad appoggiarsi al davanzale.

In fondo alla valle il paese si distingueva appena, punteggiato da poche flebili luci.

"Agnese suorina! Agnese suorina!". Le cantilenavano dietro gli altri bimbi del paese, suoi coetanei. Ma lei non ci badava, anzi in cuor suo quasi se ne compiaceva.

Del resto era lei stessa che ogni tanto, parlando di cose serie, come possono farlo quelli della sua età indicando il convento sul fianco della collina, diceva:

"Quando sarò grande diventerò suora in quel convento lassù e non mi vedrete più"

E lo era diventata, Agnese. Aveva lasciato tutto e si era fatta suora.

I suoi compagni? Scomparsi. Inghiottiti da quella nevicata di un giorno e una notte. Anche loro le erano mancati. Le passeggiate insieme per le vie del paese, le gite chiassose lungo il fiume e su per le colline, le chiacchierate sull'aia la sera in attesa della cena, le confidenze sottovoce, tutto lasciato. Lasciato laggiù in fondo alla valle, dove quei punti luminosi indicavano un paese che ormai non si vedeva più.

Michele, ecco, si chiamava Michele. Quel ragazzo coi capelli rossi, che non parlava quasi mai e per un nonnulla arrossiva. Dove sarà? Era così fragile! Si ammalava in continuazione...

Michele le voleva bene, ma non glielo disse mai. Parlavano per lui i suoi rossori, quell'abbassare gli occhi quando lei gli rivolgeva la parola, quel farfugliare impacciato quand'erano soli.

Michele, così sfortunato. Con tante ragazze in giro, innamorarsi di una donna che non era destinata a lui! Quando lei gliel'aveva detto, che si sarebbe fatta suora, si era chiuso in casa e non l'aveva più rivisto. Guardando le fievoli luci in fondo alla valle, Agnese ebbe d'improvviso la sensazione che lui non fosse più lì, che la terra se lo fosse ripreso.

"Perdonami Michele - sussurrò tra sè e sè - perdonami". E le venne da piangere. Lei che non piangeva mai.

Tornò a sedersi sul letto. Povero Michele, chissà forse lei l'avrebbe fatto felice. E anche lei sarebbe stata felice. Avrebbero avuto dei figli. Insieme avrebbero accolto ogni nuovo giorno e insieme la sera avrebbero aspettato la notte. Ma questo non era successo. Con quella nevicata di un giorno e una notte era iniziata per lei una vita nuova. Aveva scelto di donarsi a Dio. Solo Dio sarebbe esistito per lei. E quel convento sul fianco della collina sarebbe stato tutto il suo mondo..

Ma la sua scelta aveva fatto soffrire un uomo. E non avrebbe voluto.

"Perchè Signore? Io ti ho dato la mia vita. Ma gli altri, perchè soffrire per causa mia? Io ero importante per loro. Sarei stata una buona figlia per i miei vecchi. Li avrei accompagnati per mano nel loro ultimo cammino. E sarei stata una buona moglie. Avrei amato l'uomo che tu mi avresti posto accanto. Io che conosco il peso insopportabile della solitudine, io non l'avrei mai lasciato solo. Avrei gioito della sua gioia, avrei pianto con lui nel suo dolore. Io avrei amato quell'uomo. Oh, se l'avrei amato!"

Chinò il capo, stringendo le mani chiuse a pugno tra le ginocchia.

"No, no! Perdonami Signore. Perdona questi pensieri. Perdona la mia debolezza. Ma tu Signore mi hai fatto donna. Una fragile donna, che ha sempre voluto convincersi di essere forte, che pensava di poter fare a meno degli altri. Ma che poi al primo buio aveva paura se non c'era qualcuno accanto a lei"

"Mamma, non andar via. Rimani qui vicino al mio lettino fino a quando mi sarò addormentata."

"Dormi bambina. Io sarò sempre vicino a te."

Quante volte! C?era la mamma allora. Poi nessun altro. Ma la paura del buio in fondo in fondo le era rimasta.

"Vedi Padre io ho solo te con cui confidarmi, ed io per te sono come un libro aperto. Quando ho varcato la soglia di questo convento pensavo che mai nulla e nessuno mi sarebbe più mancato. Che mai mi sarei voltata indietro a guardare ciò che avevo lasciato.

Una vita nuova, pensavo. Io e te soltanto.

Non è stato così Padre. A te non posso nasconderlo. Non è stato così.

Ciò che quel giorno ho lasciato è tornato mille volte nei miei pensieri. Non mi ha mai lasciato.

Perchè Padre? Perchè? Forse la mia fede era troppo tiepida. Forse non ti ho amato abbastanza. Ero così giovane allora! Forse mi sono lasciata trasportare dall'impeto dei miei vent'anni.Eppure Padre io sento che il mio amore per te è grande, grande. O forse ho voluto sfidare me stessa con una scelta al di là delle mie forze. O forse gli altri. Dimostrare agli altri che io ero più forte di loro. Dimostrarlo con una scelta di cui loro non sarebbero mai stati capaci..

E' così Padre, è così? Sono stata una superba? Una presuntuosa? Ti ho forse usato? Ti prego. Fammi capire che non è così . Fammi capire che io ho soltanto fatto quello che tu desideravi da me. Che la mia è stata solo una scelta d'amore."

Alzò istintivamente gli occhi al crocifisso, quasi a cercare una risposta. Li riabbassò subito a terra.

"Ormai Padre la giovinezza è lontana. Presto lascerò questo convento, tu lo sai.

Vorrei tanto giungere a te con la certezza di non averti deluso. Ma non so, Padre. C'è tanta confusione e tanta paura in me, adesso.

Avrei voluto poterti dire "Padre, ti ho amato con tutto il cuore e solo in te ho confidato. Tu hai riempito la mia vita. Tu hai saziato tutta la mia sete. Ma lo potrò? Io non so, non so."

Fuori la notte annullava ogni cosa. La valle e le colline, il paese con la sua gente, il fiume silenzioso, il convento austero, non esistevano più . Niente esisteva più.  C'era soltanto la sua piccola cella, alla fioca luce della lampada ai piedi del crocifisso. E c'era lei, Agnese.

"Ecco, Padre, io metto ai piedi della tua croce tutti i miei dubbi, la mia paura, la mia debolezza. Ti prego, fa che la mia vita non sia stata spesa invano."

Nascose il viso tra le mani, il capo chino, e pianse.

 

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