Capodomo Che vuoi? Vattene, non vedi che sono occupata? Ho ben altro da fare che star dietro ai perditempo come te. Quelli possono arrivare da un momento all'altro. Io li conosco bene, quei bastardi. Se ne stanno nascosti dietro il Giglio nelle loro luride barcacce aspettando il momento favorevole. Allora sbucano fuori all'improvviso e, remando come dannati e con le vele al vento, in un'ora sono in paese. Se qualcuno non da' subito l?allarme, per quei poveri cristiani di laggiù non c'è scampo. Io sono qui per questo, e devo tenere gli occhi bene aperti. Non posso distrarmi, io. Quindi levati di torno e vai a guardare il panorama un po' più in là. Anzi...No, aspetta... Ripensandoci, puoi renderti utile. Va' giù in paese a cercare i miei uomini. E' da un pezzo che non li vedo. Ma dove diavolo si sono cacciati, in quale bordello si sono rintanati? Venivano sempre in due, sui loro muli e se ne stavano per un po' quassù con me. Poi se ne andavano ed arrivavano altri. Ma qui non arriva più nessuno. Va' a cercarli. Li troverai di sicuro tra le cosce di qualche puttana. Che vengano di corsa. E portino anche lo schioppo, non si sa mai. Come faccio io da sola! I miei uomini, com'erano belli! Irsuti e puzzolenti come cinghiali, ma veri "hombres", vivaddio! Vuoi mettere con questi frocetti in pantaloni corti e cappellino da sole che vengono fin qui ad ammirare il panorama. Uomini di una volta... se n'è perso lo stampo... Con loro, una parolina azzardata e zac! ti ritrovavi un occhiello nella pancia. Non per cattiveria, s'intende, ma per temperamento. Erano fatti così. Avevano il fuego nel sangue. Poi magari ti chiedevano anche scusa. Che notti abbiamo passato sotto le stelle, io e loro! Chi se le può dimenticare. Le partite a carte gridate al lume di candela, le scazzottate, le gare sotto la luna a chi ruttava più forte o a chi pisciava più lontano, i canti a squarciagola ubriachi come tegoli sono stati momenti belli e struggenti che non potrò mai dimenticare. Io e loro, sotto le stelle, su questo cocuzzolo a strapiombo sul mare.... I miei uomini, come mi mancano! Venne uno, una volta, che era diverso dagli altri. Era molto giovane e puzzava poco. Arrivò quassù sul suo mulo portandosi dietro, pensa un po', un borsone pieno di libri. Se ne stava quasi sempre da solo. La sera si metteva in un angolo al lume di candela e scriveva, scriveva...Chissà che scriveva. Non sono mai riuscita a saperlo, non parlava mai. Qualche volta l'ho visto piangere. Poi un mattino, dopo aver passato tutta la notte rannicchiato sul ciglio del dirupo a guardare il mare, è salito sul mulo e se n'è andato. Così all'improvviso, senza nemmeno prendere lo schioppo, senza dir niente a nessuno. Lui non era adatto per questa vita. Ma perchè ce l'hanno mandato? Qualche giorno fa è morto Gustavo. L'avevo chiamato così. Tutte le sere, al tramonto, volava fin quassù a farmi compagnia per la notte. Tu non lo sai, che vuol dire volare fin quassù. E' una fatica che non ti puoi nemmeno immaginare. Ma lui lo faceva. Tutti i giorni. Per farmi compagnia. Si appollaiava su quel sasso e prima di addormentarsi mi raccontava un po' di quello che aveva fatto durante il giorno. E non erano mica solo cose piacevoli, sai! Solo gli sciocchi pensano che i gabbiani siano gli uccelli più felici del mondo. Sempre nel sole, tra cielo e mare... Imbecilli! Che ne sanno della vita dei gabbiani! Poi un mattino, ma non stava più bene da un po' di tempo, mi ha detto che non sarebbe sceso al mare, perchè se no non ce l'avrebbe più fatta a risalire la sera. Così è rimasto lì tutto il giorno, su quel sasso. E il mattino dopo era morto. E io sono rimasta sola. Senza i miei uomini, senza Gustavo. Sono stanca. Vedi, negli ultimi tempi mi sono lasciata andare, me ne rendo conto. Ormai sono tutta una rovina. Non passa giorno che qualche muro non si sgretoli un po', che qualche pietra non rotoli giù nella scarpata. Ma sono stanca di lottare con il vento, la pioggia, i temporali. E poi sempre sola, sola. I miei uomini non verranno più mi hanno dimenticata. Ma servo ancora a qualcosa? A volte mi viene questo dubbio. Potessi anch'io, come Gustavo... Ma no! Che sto dicendo? Che mi fai dire? Io sono una torre saracena ed ho un dovere da compiere. Quei poveri cristiani si fidano di me. Fino a quando non verrà qualcuno a dirmi che non servo più io, perdio, il mio dovere lo compirò. Ho ancora la vista buona e le barche di quei bastardi le so riconoscere. E adesso vattene. Quelli possono arrivare da un momento all'altro.
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