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Porto Santo Stefano da ricordare

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Un po' di storia dell'Argentario

 

Gli Etruschi e i Romani

Sicuramente conosciuto dagli etruschi per i suoi approdi sicuri nei loro traffici marittimi, l'Argentario fu frequentato con una certa assiduità dai romani, come testimoniano le rovine della città di Cosa (273 a.C), sul colle dell’Ansedonia prospiciente Port'Ercole, e quelle di una lussuosa residenza della famiglia dei Domizi Enobarbi, di professione “argentarii”, cioè banchieri, in località S.Liberata.

Alto medioevo...

Dopo la caduta dell’Impero Romano, la storia dell’Argentario si confuse con quella dei territori circostanti e di gran parte della penisola con i vari potenti di turno che ne prendevano possesso, talvolta più di nome che di fatto: i barbari, i bizantini, i longobardi fino all’imperatore Carlo Magno. Quest’ultimo ne fece dono, insieme a territori ed insediamenti limitrofi, alla potente Abbazia delle Tre Fontane in Roma (805).

Basso medioevo

L’Argentario diventò poi, nel corso del 1200, possesso della famiglia Aldobrandeschi, importante famiglia nobiliare i cui domini si incentravano su Colle Val d’Elsa, Fiora e Sovana.

E’ di questo periodo la costruzione, tra le altre nei territori limitrofi, di una rocca a Porto Ercole, su un precedente manufatto. Nel 1274 i domini degli Aldobrandeschi della Toscana meridionale furono ripartiti tra la Contea di Santa Fiora e la Contea di Sovana, tra i cui possedimenti venne incluso l’Argentario.

La Contea di Sovana durò però meno di un ventennio. Nel 1293 passò alla Famiglia degli Orsini come dote nuziale di Anastasia Aldobrandeschi, ultima erede di questo ramo della famiglia.

Per gli abitanti dell’Argentario nulla mutò, salvo il nome del loro signore. Né se ne accorsero probabilmente quando lo cambiarono nuovamente diventando per breve tempo sudditi di Ladislao d’Angiò, re di Napoli, che nel 1410 conquistò il promontorio nella sua campagna di espansione con il sogno di unificare la penisola sotto il suo scettro.

Il 30 novembre del 1376 i pochi abitanti di S. Liberata, a quei tempi S. Reparata, ebbero la sorpresa di veder sbarcare il pontefice Gregorio XI che, lasciato Avignone, se ne stava tornando alla Cattedra di Roma con il suo numeroso seguito. Il viaggio tormentatissimo, nel quale morirono tra l'altro alcuni illustri prelati, lo aveva convinto a qualche giorno di riposo ad Orbetello.(rif. Raveggi)

La Repubblica di Siena...

Nel 1414 , morto Ladislao, l’Argentario passò insieme ad Orbetello ed altri territori sotto il dominio della Repubblica di Siena. Il XV e il XVI secolo non furono però un periodo di prosperità, bensì di accentuata povertà e spopolamento. Determinanti furono le incursioni dei pirati barbareschi che terrorizzavano gli abitanti della costa e delle isole prospicienti in cerca di bestiame, granaglie ed uomini da rendere schiavi e per la cui liberazione ottenere poi un cospicuo riscatto. Contribuirono però il dilagara della malaria nell'entroterra, che provocò lo spopolamento delle campagne maremmane, e le ricorrenti pestilenze diffuse dai marinai che facevano scalo a Porto S. Stefano e Port'Ercole.

Non mancò il contributo dei Capitani di Ventura. Carlo Gonzaga nel 1454 e soprattutto Jacopo Piccinino l'anno successivo, portarono con le loro soldatesche saccheggi e devastazioni alle già esauste popolazioni dell'Argentario e dell'entroterra orbetellano. Nel 1456 il dominio tornò a Siena.

Il possesso dell'Argentario provocava però alla piccola Repubblica, già in fase di decadenza, più problemi che vantaggi. Per tale motivo nel 1441 lo cedette volentieri al cavaliere Angelo Morosini dietro la corresponsione di un modesto censo annuo ed il rispetto di certe condizioni. Fallito tale tentativo nel 1460 provò ancora a cederlo per un periodo di 14 anni ad una Società di Senesi, con analoghi risultati.

E’ del periodo senese la prima fortificazione sistematica del promontorio contro le incursioni barbaresche che diventavano ogni anno più frequenti e devastanti. Il potenziamento delle fortezze già presenti e l’erezione di alcune torri costiere di avvistamento non arrestarono però tale flagello che si accentuò in tutta la metà del XVI secolo. Terribili e memorabili furono le stragi ed i saccheggi compiute, con il consenso più o meno esplicito della Francia, da Khayr al-Din Barbarossa e del suo successore Dorgut Rais, come ben ricordano gli abitanti dell'Isola del Giglio che nel 1544 videro gran parte dei loro compaesani fatti schiavi dalle soldataglie corsare.

La Spagna e lo Stato dei Presidi...

L’insanabile contrasto tra la Repubblica di Siena e il Ducato di Firenze sfociò, nel 1554,  in guerra aperta tra la prima, alleata con Francesco I di Francia e con il sostegno della flotta ottomana, e il Ducato di Firenze, alleato con Carlo V di Spagna e appoggiato dalla flotta genovese.

Nel corso delle ostilità, quando già Siena era caduta dopo un anno di assedio da parte dei fiorentini, Porto Ercole residuo baluardo della resistenza senese, fu attaccata da consistenti forze ispano-fiorentine. Nell’estate del 1555, dopo intensi bombardamenti da terra e dal mare, i difensori, rinserrati nella rocca, furono costretti ad arrendersi.

Quando in conseguenza della sconfitta, tutti i territori senesi passarono nel 1557 sotto il dominio di Cosimo I dei Medici, Filippo II di Spagna, successore di Carlo V, si riservò per sé una piccola fascia costiera comprendente Orbetello, Talamone, l’Argentario, Capalbio e successivamente parte dell’Elba, che andarono a costituire lo Stato dei Presidi.

Questo in realtà, a dispetto del nome, non era un vero e proprio stato, ma solo una piccola entità territoriale, di proprietà della Corona di Spagna e posta sotto il governo del Vicerè di Napoli. Esso costituiva per la Spagna un importantissimo punto di appoggio ai suoi traffici marittimi ed una valida sentinella per il controllo dello Stato della Chiesa, da sempre considerato inaffidabile, e dei duchi di Toscana, in quel momento buoni e fedeli alleati ma realisticamente imprevedibili al mutare delle condizioni storiche.

Questi motivi spinsero Filippo II ad incrementare la connotazione militare del territorio mediante opere di potenziamento della rete di torri costiere esistenti e la costruzione di numerose e possenti fortezze.

Dal 1563 al 1571, per impulso del vicerè di Napoli Pedro Afàn de Ribera, si concentrano gli interventi più importanti con la realizzazione nei territori di Orbetello e dell’Argentario di ben 17 torri costiere.

Parallelamente a difesa della costa meridionale dell’Argentario, sotto la soprintendenza dei migliori architetti militari dell'epoca messi a disposizione da Cosimo I dei Medici, fu ristrutturata e potenziata la Rocca Aldobrandeschi e furono eretti, intorno a Porto Ercole, il Forte Filippo e il Forte Stella. Per la difesa della costa settentrionale, presidiata da una sola torre, fu costruita a partire dal 1607 la Fortezza di Porto Santo Stefano. Particolarmente importante per il paese fu in questo periodo il governatorato di Egidio Nunes Orejon che dette un forte impulso alla sua crescita e valorizzazione. L'immigrazione di nuove famiglie di pescatori, torrieri, funzionari e militari dai territori circostanti e dal Regno di Napoli fece si che Porto Santo Stefano cessasse in breve di essere un semplice approdo per le navi in transito e per occasionali pescatori di corallo e si trasformasse in un centro abitato con una propria struttura amministrativa stabile.

Nell'estate del 1646 l'Argentario fu teatro di scontri terrestri e navali tra ingenti forze francesi impegnate nell'assedio di Orbetello e quelle spagnole-napoletane a sua difesa. Particolarmente violento fu lo scontro del 13 giugno tra le due flotte in cui lo stesso ammiraglio dell'Armata francese perse la vita.

Terminato senza successo l'assedio francese, lo Stato dei Presidi, e con esso l'Argentario, conobbe un periodo di relativa pace e prosperità.

L' Austria...

Dal 1707, nel contesto ben più ampio della Guerra di Successione Spagnola, lo Stato dei Presidi fu teatro di nuovi scontri tra spagnoli e napoletani da una parte ed austriaci dall'altra. Nè questi terminarono quando la pace di Rastadt, che a tale guerra pose fine nel 1714, ridisegnando l'assetto politico italiano, assegnò il Regno di Napoli, e con esso lo Stato dei Presidi, all'Austria. Terminava la lunga occupazione spagnola, ma quella austriaca che seguì fu però tormentata e di breve durata.

Fu in questo periodo burrascoso che il semplice religioso Paolo Danei, passando nel 1731 per Port'Ercole nel suo viaggio verso Roma e attratto dalla bellezza e dal raccoglimento di quei luoghi, decise di costituirvi il ritiro per la sua vita ascetica. Diventò San Paolo della Croce e con lui nacque la Congregazione dei Frati Passionisti.

I Borboni...

La pace di Vienna del 1738 tra la Francia e l’Austria, a conclusione di un ventennio di forte instabilità politica e militare tra le varie potenze europee, assegnò il Regno di Napoli, lo Stato dei Presidi e il Regno di Sicilia a Carlo di Borbone. La vita nei Presidi riprese in una formale indipendenza ma in realtà in un protettorato e con direttive spagnole.

Napoleone Bonaparte...

La dominazione borbonica durò sonnecchiosamente fino al 1800. L'anno successivo, con il trattato di Luneville, il territorio dei Presidi, fu inglobato nel Regno di Etruria costituito da Napoleone Bonaparte ed assegnato a Ludovico I di Borbone, duca di Parma.

I Lorena...

Ultimo passaggio di “proprietà” prima dell’annessione al Regno d’Italia, fu la costituzione durante il congresso di Vienna del 1815, del Granducato di Toscana, assegnato, sotto l'egida austriaca, a Ferdinando III dei Principi di Lorena.

Gli successe Leopoldo II che si distinse per le notevoli opere intraprese che migliorarono sensibilmente il livello di vita delle martoriate popolazioni. Importantissima fra queste fu una prima bonifica della maremma toscana, e per quel che riguarda l'Argentario, la costruzione della diga che lo univa ad Orbetello

Durante questi ultimi eventi storici citati, si verificò un graduale e costante sviluppo di Porto S. Stefano, tanto che nel 1842 Leopoldo II, nella sistemazione amministrativa del Promontorio, separò dalla Comunità di Orbetello la nuova Comunità di Monte Argentario e pose a capoluogo di questa proprio il paese di Porto S. Stefano.

Il Regno d'Italia...

Il 27 aprile 1859, in seguito all'abdicazione di Leopoldo II in favore del figlio Ferdinando III, che non salì mai sul trono granducale, subentrò il Governo Provvisorio Toscano, in carica fino al 1860. In quell'anno un plebiscito sancì l'unione della Toscana al Regno di Sardegna, dall'anno successivo Regno d'Italia.

 

 

 

2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti