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Porto Santo Stefano da ricordare

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PORTO SANTO STEFANO.

Ieri sono tornati nella chiesa di Santo Stefano Protomartire, i resti della statua di una Madonna Addolorata estratti dalle macerie della prima chiesa del capoluogo bombardata durante la Seconda guerra mondiale.  

Sono passati 67 anni da quell'8 dicembre 1943.  Eppure sotto le ondate successive delle "fortezze volanti" alleate che scaricarono sul paese una quantità enorme di grosse bombe dirompenti, perirono 34 santostefanesi, e non si sa quanti militari tedeschi che si trovavano in ambito portuale. Numerosi i feriti dei quali qualcuno morì nei giorni successivi. Il micidiale bombardamento aereo arrecò danni gravissimi al porto e distrusse quasi interamente il rione Valle. Fu il primo di una serie di attacchi aerei che polverizzarono l'abitato di Porto S. Stefano. Finita la guerra si calcolò che era andato distrutto il 98% del paese. Ridotte ad un cumulo di macerie case, scuole, strade, banchine, edifici pubblici, le due chiese. Rimase in piedi la Fortezza Spagnola e la fila di palazzi edificata tra la banchina della Pilarella e la collina retrostante. Poche fotografie testimoniano lo scempio. Nessuno, guardando ora Porto S. Stefano, può immaginare quello che scorgemmo al ritorno dalle campagne dove la popolazione si era rifugiata vivendo ammassata nelle "casette" dei contadini. Tre o quattro palazzi distrutti rimangono ancora tra via della Chiesa e Via delle Vigne, che però sono resi invisibili perché schermati dai nuovi edifici.  Un episodio abbastanza singolare e per certi versi commovente è venuto a ricordare gli avvenimenti di quell'ormai lontano 8 dicembre. La famiglia Galatolo (Francesco e fratelli), ha consegnato al parroco don Sandro Lusini, la testa di una statua di Madonna Addolorata, estratta nel 1944 dalle macerie della Chiesa. Testa che è stata custodita nell'abitazione dei Galatolo, prima dai nonni, poi dai genitori e fino ad oggi dai loro figli. Don Sandro collocherà il reperto nella sagrestia della Chiesa di Santo Stefano Protomartire, in adeguata posizione. Intanto questa mattina al termine della solenne celebrazione eucaristica presieduta dal nuovo Vescovo, monsignor Guglielmo Borghetti, don Lusini ha mostrato la testa ai fedeli. Un bel viso, ovviamente dall'espressione triste, incorniciato da capelli neri che ha molto emozionato tutti coloro che gremivano il tempio. R.W.

 

9 dicembre 2010

 

2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti