La villa romana di Giannutri |
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La piccolissima Giannutri, la più appartata ed arida isola dell'Arcipelago Toscano, fu sede, a partire presumibilmente dalla fine del I sec d.C di una della più belle e sontuose villae maritimae che i Domizi Enobarbi abbiano fatto erigere sulle coste dell'allora Tuscia ed isole antistanti. Dianium si chiamava allora l'isola, in onore di Diana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, che per la verità sull'isola non c'erano proprio. La scelta di un tale sito era evidentemente motivata dalla volontà dei proprietari di crearsi un eremo sul mare, ovviamente con il minimo dei comfort indispensabili, per estraniarsi dal logorio metropolitano dell'Urbe e coltivare con passione quell' otium in cui i patrizi romani, quando ci si mettevano, erano maestri insuperabili .
La villa sorgeva nella zona centrale dell'isola sul versante fronteggiante il Giglio. Analogamente alle altre costruite in simili contesti, essa consisteva in un articolato complesso di edifici ed altri manufatti distribuiti su una vasta area del litorale tra Punta Scaletta, dov'era il nucleo residenziale vero e proprio, e Cala Maestra, dov'era l'approdo principale della villa ed un nucleo di costruzioni asservite all'attività portuale.. Nucleo residenziale
1- La Villa (A) Era edificato su un lieve pendio degradante a mare con locali e terrazze realizzati su livelli sfalsati. Sul livello più alto, raggiungibile mediante un'ampia scalinata, si trovavano le stanze costituenti il cuore della villa. Di queste alcune erano sicuramente destinate ad uso abitativo, ed erano provviste di un sistema di riscaldamento ad intercapedine, altre erano per servizi di vario genere. Sullo stesso livello un grande terrazzo consentiva una visione panoramica della costa dell'Argentario. I resti messi alla luce non consentono ovviamente di avere informazioni sui piani rialzati certamente presenti. L'estremità inferiore della scalinata sfociava in un peristilio in cui alcune colonne, rimesse in posizione eretta grazie all'opera di Bice Vaccarino Foresto, archeologa innamorata di Giannutri, dal 1930 fanno bella mostra di sè a guardia della villa. Due rampe di scale monumentali si distaccavano dal peristilio conducendo ad altre costruzioni sottostanti ed all'approdo di Cala Maestra.
2- Il Conventaccio (B) (4) Poco dietro il nucleo residenziale si trovano i resti malandati di un esteso fabbricato composto da un'ampia terrazza e di 7 od 8 piccole stanze allineate lungo un lato di questa. Difficile risalire all'uso a cui questa struttura era stata destinata: improbabile alloggio per gli schiavi (ergastulum), o più verosimilmente per manodopera servile, liberti, o addirittura ospiti della villa. E' probabile che la struttura sia stata utilizzata in epoca molto posteriore da alcuni monaci, forse benedettini, che l'hanno trasformata in un piccolo convento di fortuna. Da qui il nome di Conventaccio 3- Le terme (E) A metà strada tra la villa e Cala Maestra si trovano i resti dell'impianto termale, sempre presente nelle ville romane. Il calidarium era una stanza rettangolare con pareti formate da mattoni cavi per il passaggio dell'aria calda e pavimento staccato da terra e parimenti riscaldato. La vasca per il bagno caldo era scavata in parte nel pavimento ed era separata da questa da un vasto parapetto. Nella parete sopra la vasca era presente una grande nicchia da cui scendeva, da una qualche statua o altro oggetto di bronzo o di marmo, l'acqua calda necessaria al bagno. Immediatamente dietro la nicchia si trovava una bassa e stretta costruzione a volta con camino dove si trovava il focolare. La stanza era riccamente ornata di marmi e di stucchi dorati. Notevoli i pavimenti a mosaico tra cui, famoso, quello rappresentante due delfini. Oltre al calidarium, facevano parte delle terme anche il tepidarium e il frigidarium 4- La Passeggiata archeologica (G-E-D-C-A) Ripercorre quella che una volta era il viale di accesso alla villa. Questo consisteva in in un lungo corridoio pavimentato con mosaico bianco, ai cui lati si affacciavano, verso il mare, ampie stanze signorili decorate da mosaici ed affreschi, e, verso terra, l'impianto termale ed altri locali. Proseguendo verso la villa il corridoio affiancava altri locali e manufatti di dificile interpretazione e, separati da questi da uno stretto corridoio, una serie di locali a volta, comunicanti tra loro, costituenti probabilmente magazzini e cisterne. In quattro di questi locali Gualtiero Adami nel 1882 stabilì la propria dimora e visse per 40 anni insieme a Marietta Moschini. Nucleo portuale 1- L'approdo di Cala Maestra
La piccola baia di Cala Maestra, sebbene poco agevole per la manovrabilità delle grosse imbarcazioni ed esposta al Maestrale, era decisamente più comoda di Cala dello Spalmatoio, dall'altra parte dell'isola, per il raggiungimento della villa . Gli Enobarbi vi fecero costruire un approdo con una banchina ed un'ampia darsena (M), tuttora utilizzata, tagliando abbondantemente la roccia della costa per ricavare lo spazio necessario. Successivamente i tre lati della darsena così ricavati furono rivestiti con solide murature. A fianco della darsena una esedra (L), dotata di parapetto, formava una piccola terrazza a mare con due scalette laterali che scendevano direttamente a pelo d'acqua. Essa veniva evidentemente utilizzata per i bagni di mare o per osservare da vicino, per diletto o per sorveglianza, l'attività portuale. Dietro l'esedra sorgevano, probabilmente su più piani, delle costruzioni identificate da alcuni come locali per i bagni e per l'imbarco e lo sbarco dei proprietari ed ospiti della villa. Altre costruzioni si trovavano dietro la darsena. L'ampia e suggestiva scalinata che attualmente risale la costa a fianco della darsena, ricalca probabilmente una rampa di epoca romana che conduceva agli edifici sovrastanti e veniva utilizzata per l'attività portuale di carico e scarico delle merci. L'accesso privato alla villa avveniva invece mediante una scalinata, oggi non più visibile, sul lato orientale della cala, in prossimità dell'esedra. Sulla sinistra della piccola baia, a picco sul mare, si erge tuttora una enigmatica costruzione a forma di torre tronco piramidale (O). La sua funzione di allora è difficilmente definibile: forse una torre di osservazione, un faro per l'accesso all'approdo, o un dispositivo per illuminare, quando necessario, l'approdo stesso e la darsena.
2- Il Cisternone
Un po' dietro la darsena, una grande cisterna per la raccolta dell'acqua piovana era in grado di rifornire tutti gli edifici dell'area portuale. Essa era composta di cinque locali rettangolari con copertura a volta comunicanti fra loro mediante aperture arcuate e fori. La posizione ad una certa altezza da terra delle aperture consentiva, evidentemente, il passaggio dell'acqua da un locale all'altro solo dopo una sommaria purificazione per decantazione. Ogni ambiente comunicava con l'esterno alternatamente per mezzo di una o due aperture sul soffitto. L'acqua, che si introduceva nella cisterna per mezzo di condotti di piombo o di terracotta, poteva innalzarsi soltanto fino al livello di un foro di troppo pieno all'inizio della volta nell'ultimo vano della cisterna rivolto verso il mare. Attraverso questo l'acqua in eccesso veniva riversata all'esterno. L'ultimo locale della cisterna verso il mare comunicava tramite un'apertura a volta, con un basso atrio con soffitto a volta probabilmente utilizzato dagli schiavi per le operazioni di pulitura e manutenzione. La cisterna è tuttora utilizzata per soddisfare il fabbisogno idrico dei residenti nell'isola. Riceve acqua da un impianto di desalinizzazione dell'acqua di mare e, tramite pompe, la fornisce alle utenze. 3- Le Stanze
Poco entroterra, sulla destra di Cala Maestra, vi sono consistenti resti di strutture murarie di un grande edificio rettangolare. Questo, da sempre indicato dagli abitanti dell'isola con il nome "Le Stanze" si divideva in due parti distinte separate da uno stretto corridoio porticato che correva parallelamente alla costa. Dalla parte verso terra un grande locale con soffitto a volta a crociera (horreum), diviso in due nel senso della lunghezza da una fila di grossi pilastri, era verosimilmente destinato alla conservazione ed allo stoccaggio delle merci e delle derrate alimentari. E' probabile che in esso trovassero alloggio comune anche gli schiavi. Dall'altra parte del corridoio vi era invece un edificio, forse a due piani, in cui i locali erano disposti intorno ad un vano centrale. Di questi, quelli dalla parte del mare si affacciavano su un corridoio che correva lungo un lato dell'edificio. Essi avevano caratteristiche signorili, come testimoniato dal pavimento in mosaico bianco e nero ancora visibile in alcune e dall'accuratezza delle murature. I locali di questo secondo edificio erano con grande probabilità strettamente funzionali all'attività portuale: tabernae per il ristoro e l'alloggio di marinai e persone in transito, ma anche domicilio di addetti alle funzioni dell'approdo. In entrambi gli edifici costituenti il complesso delle Stanze Gualtiero Adami nei primi anni del suo soggiorno eremitico sull'isola stabilì la residenza per sè e la sua compagna e per i braccianti che convinse a seguirlo per la colonizzazione del poco territorio sfruttabile. Per adeguare le strutture esistenti a tale funzione egli apportò alcuni interventi di modifica che alterarono alquanto la loro conformazione originaria. 4- Cala dello Spalmatoio
Con la notevole profondità delle sue acque, la maggiore capienza e il riparo completo dal Maestrale l'approdo di Cala dello Spalmatoio era decisamente più funzionale di quello di Cala Maestra, ad esso preferibile tranne che per la vicinanza alla villa Domizia e nelle giornate di forte Scirocco o Libeccio. Esso consentiva l'approdo e l'ormeggio di ogni tipo di naviglio. Le maestranze romane costruirono, tagliando quando necessario la roccia della costa, due banchine sui lati della baia ed un'ampio piazzale in fondo a questa. E' verosimile anche la costruzione di una diga foranea a partire dalla banchina meridionale. Una serie di edifici circondavano la cala sui tre lati: abitazioni, botteghe, magazzini (horrea), cisterne e quant'altro fosse connesso con le attività portuali. Un'ampia strada lastricata collegava l'approdo di Cala dello Spalmatoio con quello di Cala Maestra. Di tutte le opere realizzate in epoca romana ben poco è attualmente visibile. Dove non è riuscito il tempo hanno provveduto i contemporanei.
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti
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