Lina La bicicletta era grigia ma il modo di pedalare aveva qualcosa di familiare. Lina dal balconcino di cucina la vide scomparire in una stradina laterale, in fondo alla via. Sul portapacchi dietro il sellino, un vaso di fiori legato con un elastico. Era giorno di mercato, e la bicicletta veniva da quella direzione, una piazzetta poco lontano. "Vestiti Lina, che si va a fare un giro in bici!" Il tempo d'indossare i jeans e di buttarsi sulle spalle uno zainetto con dentro qualcosa, e lei di corsa giù per le scale a prendere la bicicletta. E via! Le passeggiate più belle erano quelle sull'argine, con il fiume fangoso da un lato, giù in basso, e i campi verdissimi dall'altro. Un panino mangiato in fretta, un po' di filosofia spicciola sdraiati uno accanto all'altro sull'erba, e un po' di tenerezza fino al tramonto. Giorni troppo spesso ricordati da quando la sua bicicletta era rimasta inutilizzata in fondo al sottoscala, finita. Finita insieme a tante altre cose di lei. Finita insieme a gran parte di lei. "Signorina, posso offrirle un omaggio floreale?" E lei che gli scaraventava addosso il suo mazzolino di piscialletto mentre lui si rotolava sghignazzando sull'erba. E le corse sui prati e i ruzzoloni giù per i pendii erbosi. Le pedalate affrettate la sera nella città deserta. "Mamma mia, quant'è tardi, chi la sente mi ma'!". L'argine, i campi e i verdi pendii erano adesso per lei il balconcino di cucina. Quello era soltanto suo. Vasi di fiori dappertutto. Di tutti i tipi. Ce n'era uno contenente soltanto erba, erba di campo. Sul balconcino, tempo permettendo, Lina passava gran parte del giorno.
La sua bicicletta era rossa, allora, e sgangherata, com'e normale che fosse considerato l'uso che ne faceva e l'età dell'utente. Quando lui stava arrivando lei se ne accorgeva in anticipo dal rumore che lo precedeva. "Un giorno l'aggiusterò - diceva- Quando ti deciderai a sposarmi e mettere su famiglia". "Cioè mai" completava lei. Qualche volta però sapeva essere incredibilmente serio. Non era mai riuscita a capire se quello fosse il massimo della burla o, al contrario, un raro momento di verità. Si presentava alla sua porta vestito di tutto punto, rasato e profumato, con un vaso di fiori nelle mani e con fare cerimonioso glielo porgeva "Da chi non può vivere senza di lei". E per tutto quel giorno si comportava come l'innamoratino di Peynet. Poi il giorno dopo tornava quello di sempre, allegro e scanzonato, con il suo pullover sbilenco, le scarpe scalcagnate e la barba di qualche giorno. "Quando sarà grande farò il professore." "Tu non diventerai mai grande, fortunatamente per gli altri. Ma io baderò a te". Perchè l'aveva fatto? Per lui, perchè non voleva sacrificarlo, o per sè perchè non voleva la sua pena, la sua pietà? O per paura. Paura di affrontare la vita insieme a lui in quelle condizioni, paura di non avere più la forza e l'allegria per renderlo felice. Paura di un domani così diverso da come l'aveva sognato insieme a lui. Era stata una vigliacca. Solo una vigliacca. Si era chiusa in sè aveva allontanato tutti. Lo aveva escluso dalla sua vita. Ma forse era stato solo stupido orgoglio. Una riaffermazione di sè di fronte a un destino che l'aveva piegata. Non accettare compromessi, mezze misure. Prendere in definitiva l'ultima decisione. "Vattene, non ti voglio più - gli aveva gridato sul viso - Non voglio avere tra i piedi uno che mi ricordi sempre quello che io non potrò più avere, quello che io non potrò più essere. Non so che farmene di uno come te. Non lo capisci? Io non sono più quella di prima. Per me adesso serve un uomo diverso". Perchè l'aveva fatto? Se poi da quel giorno non aveva fatto altro che pensare a lui, ai giorni passati insieme, alle passeggiate in bicicletta sull'argine, ai fiori di piscialletto. Perchè se la sua perdita le pesava adesso molto di più della sua condizione? Chissà dov'era adesso. Con chi le sue gite in bicicletta fra i campi, con chi le passeggiate nella città addormentata. A chi le sue assurde dichiarazioni d'amore. A chi i piscialletto. Era stata una vigliacca, una vigliacca orgogliosa ed egoista. Aveva pensato soltanto a sè. Ma chissà forse lui aveva capito. Forse non si era dimenticato di lei. Forse... La bicicletta era grigia, ma il modo di pedalare le era familiare. C'era un vaso di gerani sul portapacchi dietro il sellino. In uno dei suoi indecifrabili momenti di serietà lui le aveva detto che i fiori gli piacevano da morire. Fu un giorno di agitazione per Lina, di ricordi, di rimpianti. Di rabbia e di rassegnazione Solo un anno era passato da allora. Per lei neppure un giorno.
Il mattino successivo, Lina uscì di casa per recarsi al mercato. Lo faceva molto raramente. Non accettava l'idea che altri potessero provare pena per la sua condizione. La irritava la loro cortesia, non sopportava i loro sguardi furtivi, la loro curiosità. Poco dopo era davanti al banco dei fiori. Per scegliere una pianta di gerani, vi rimase a lungo. Poi, in un angolo, col suo geranio sulle ginocchia, si fermò ad osservare le persone al di là della strada. I commercianti chiassosi e sbraitanti dietro i banchi, le donne che rovistavano tra la biancheria scambiandosi impressioni e consigli, gli uomini impazienti in attesa, i bimbi annoiati e inquieti, gli anziani. Si soffermava su ogni persona. Cercava di risalire, dall'abbigliamento, dai gesti, dall'espressione del volto, dal modo di parlare, alla sua personalità, di scoprire i suoi pensieri, le sue intenzioni del momento, di svelare il mondo che si portava dentro. Rimase sconcertata, perplessa. Ma in qualche modo affascinata da tanta diversa, semplice umanità. Per la prima volta, forse, da tanto tempo, provò simpatia per quella gente. Si sentì parte di loro, come loro. La sua diversità le parve in quel momento assolutamente marginale. "Ho deciso. Sono assolutamente convinto di amarti alla follia. Che tu voglia o non voglia ti sposerò. Tu dovrai lavarmi la biancheria, prepararmi da mangiare, tenere in ordine la casa, allevare i nostri figli e anche lavorare, perchè oggi uno stipendio non basta più. Ma io ti vorrò sempre bene, e ogni tanto ti porterò a fare un giro in bicicletta? Questa fu la sua dichiarazione d'amore, mentre mangiava un panino al prosciutto sull'erba. Tornata a casa dal mercato, Lina trascorse il resto della giornata nella sua cameretta, davanti alla scrivania, fino a notte inoltrata. Cercò faticosamente di fare chiarezza nelle sue idee, di organizzare dei progetti per il futuro, di colmare quel vuoto che da tanto tempo si spalancava davanti a lei. Riuscì soltanto a convincersi che doveva ricominciare a vivere. Risistemare la cameretta fu il primo passo. Diede una nuova collocazione ai pochi mobili che l'arredavano, sgombrò la piccola biblioteca dai vecchi libri e ciarpame vario e fece posto per nuovi arrivi. Tutto quello che in qualche modo era legato a lui, lo ripose con cura nell'ultimo cassetto della scrivania. Toccò poi al guardaroba. La bicicletta fu l'ultima. La regalò a un venditore ambulante che aveva suonato alla sua porta. Tornò a frequentare l'Università. Il calore con cui i suoi vecchi compagni l'accolsero l'aiutò a ritrovare un po' di quella gioia di vivere che aveva dimenticato. Ma lui non c'era... Da loro apprese che si era laureato. Poi l'avevano perso di vista... Il giorno di mercato Lina l'attendeva con ansia ed inquietudine. Scendeva di buon mattino, girava lentamente tra i banchi osservando con attenzione tutto e tutti. Ripassava più volte davanti al banco dei fiori. Vi si soffermava a lungo. Quel ciclista che aveva intravisto dal balcone veniva dal mercato con un vaso di fiori sul portapacchi. Pioveva. Lina odiava la pioggia. In quei giorni preferiva rimanersene a letto a leggere qualcosa o a dormire, se le riusciva. Ma era giorno di mercato... Riparandosi sotto il tendone di un banco, con la borsa degli acquisti sulle ginocchia, Lina guardava la pioggia che sgrondava davanti a lei. Era lontano. Lontano un anno, in un capanno tra i campi accanto all'argine. "La situazione è critica ma non drammatica. - lui le aveva detto asciugandole con un lembo della camicia il viso grondante di pioggia - Un riparo l'abbiamo trovato e prima o poi questo diluvio finirà. Nel frattempo io proporrei, così tanto per passare il tempo, visto che siamo persone adulte e responsabili" - "Capaci di intendere e di volere" "Ecco, appunto, un uomo e una donna capaci di intendere e di volere, perduti in questo capanno in mezzo ai campi, sotto il diluvio, io proporrei, tanto per non annoiarci, sempre che lei sia d'accordo, proporrei ..." Quella fu la prima volta che fecero l'amore.
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