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Porto Santo Stefano da ricordare

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La pesca del tonno

 

"Portus ad cetarias". Così era denominato nell' Itinerarium Antonini , un portolano del III secolo dopo Cristo, la località corrispondente all'attuale Porto Santo Stefano.

Le "cetariae" erano per i Romani degli stabilimenti adibiti alla lavorazione e conservazione del pesce, principalmente sgombri e tonni. In apposite vasche avveniva la lavorazione del pescato, in altre la salagione delle trance per la sua conservazione e in altre ancora la raccolta delle interiora da far macerare al sole per la preparazione dell'apprezzatissimo "garum".

Prodotto salato e garum venivano poi racchiusi in anfore per l'immagazzinamento e per il commercio.

Poichè le cetariae venivano costruite nelle immediate vicinanze del luogo di pesca,  il termine usato da Strabone  fa pensare che già in quel tempo nelle acque antistanti Porto Santo Stefano si effettuasse un'attiva pesca del pesce azzurro e principalmente del tonno.

La presenza sui fondali e nell'entroterra tra il Pozzarello e Santa Liberata di una grande quantità di frammenti di anfore suggerisce ancora che dei prodotti delle cetariae esistesse in quei luoghi un fiorente commercio.

Tonnara a vista

La cattura dei tonni al tempo di Strabone, e ancora per molti secoli dopo, avveniva con vari metodi. C'era sicuramente la pesca selettiva con arpioni, fiocine e lenze, ma il metodo che consentiva una maggiore mole di catture, e quindi comunemente usato, era quello con le "tonnare a vista". Al tempo della migrazione dei tonni per la riproduzione, vedette poste su alti posti di osservazione a terra (e all'Argentario non mancavano davvero) scrutavano il mare dove sapevano che questi pesci sarebbero transitati, cercando di individuare, in base al colore e al movimento del mare, un branco consistente. I tonni venivano allora circondati da più barche che con una grossa rete li imprigionavano in un ridottissimo specchio di mare. A quel punto i poveri pesci, storditi se non moribondi per asfissia,venivano finiti a colpi di fiocina o di bastone e tratti sulle imbarcazioni.

Questo metodo di pesca del tonno rimase praticamente immutato per tutti i lunghi secoli del medioevo.

Tonnara di posta

Difficila stabilire quando questo metodo di pesca fece la sua prima comparsa in Italia e da chi vi fu introdotto. A Monte Argentario sicuramente non prima del 1700 e con tutta probabilità furono i pescatori di Procida o Pozzuoli che ve lo esportarono.

Racconta Vincenzo Intartaglia, ultimo rais di Procida, che solo i suoi antenati furono capaci di impiantare tonnare a Procida, a Ischia, a Castellammare di Stabia e a Porto Santo Stefano.

Tonnare di posta sono ancora operative, in numero limitato, in Calabria, Sicilia e Sardegna.

Stampa 1839

Una tonnara di questo tipo consiste di due parti principali: una lunga rete perpendicolare alla riva ed ancorata ad essa, chiamata "pedale" e di un parallelepipedo di rete, "isola", collegato alla sua estremità.

Sia la rete del pedale che quelle perimetrali dell'isola sono mantenute in posizione verticale da ancore e macigni sul fondo e grossi galleggianti in superficie.

Il pedale intercetta i branchi di tonni nella loro migrazione genetica (maggio/giugno negli impianti “di corsa”) o post genetica (giugno/luglio negli impianti “di ritorno”) e li indirizza verso l'isola attraverso un'apertura detta"bocca".

L'isola a sua volta è divisa in compartimenti, detti "camere" separati da “porte” che vengono chiuse alle spalle dei tonni in cerca dell'illusoria libertà. Il numero di camere può variare, generalmente da 4 a 8, secondo le dimensioni della tonnara. L'ultima camera, realisticamente chiamata "camera della morte", ha il fondo a sacco che può essere sollevato fin quasi in superficie.

Al momento del passo dei tonni, sull'isola della tonnara staziona una nutrita flottiglia. Ogni barca ha un nome specifico, secondo la tradizione locale, in base alla funzione che deve svolgere.

Stampa 1861

Alcune barche di guardia sostano sulle porte tra le camere controllando il passaggio dei tonni e chiudendole alle loro spalle, una barca è a disposizione del rais che dirige le operazioni, una grossa barca al lato della camera della morte ospita i tonnaroti che dovranno eseguire la mattanza, altre barche sono a disposizione per servizi e collegamenti.

Un tempo le reti delle tonnare erano fatte con fibre vegetali del luogo, il "sarracchio" a Monte Argentario, poste a macerare, essiccate al sole ed intrecciate. Tali reti, dopo la permanenza in mare per un stagione, si deterioravano e appesantivano a tal punto da diventare praticamente irrecuperabili. Terminata la stagione di pesca, pertanto,verso la fine dell'estate, venivano tagliate ed abbandonate. Attualmente i materiali impiegati, in particolare il nylon, garantiscono grande resistenza e durata praticamente illimitata.

Le tonnare da posta si dividevano, ed ancora oggi esiste questa differenziazione, in "tonnare a corpo grande" e "tonnare da monta e leva".

Le tonnare a corpo grande sono quelle classiche, più antiche, con una camera della morte voluminosa, realizzata in rete molto resistente, pesante e costosa.

In queste tonnare i rais per fare mattanza aspettavano che i tonni rinchiusi nelle “camere” fossero in numero alto, solitamente non meno di 100. Per giorni e giorni attendevano l’arrivo dei pesci, guidandoli poi con sapienti aperture e chiusure delle porte nelle diverse camere, prima di farli passare in quella “della morte”. La mattanza era preparata lungo un periodo che si protraeva per giorni e settimane, con la speranza che il branco ingrossasse ulteriormente, ma nel timore di incidenti (burrasche, correnti, impazzimento del branco, ecc.) che facessero fuggire i pesci. La mattanza avveniva poi in modo tumultuoso e cruento.

Le tonnare a monta e leva, oggi prevalentemente usate, hanno un numero di camere più limitato, al limite una sola,  e sono realizzate con una rete molto più leggera ed economica. Per la loro gestione è sufficiente un numero di persone e di barche più limitato. In queste tonnare si fa mattanza ogni qualvolta i tonni arrivano fra le reti, fossero anche solo due o tre. Al momento del passo la "leva" può ripetersi anche due o tre volte nell'arco della giornata.

Simili a queste tonnare sono le tonnarelle ancora utilizzate per ogni tipo di pesca.

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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti