Porto Santo Stefano da ricordare |
Balene all'Argentario |
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Incontrare una balena nel mare dell'Argentario non è poi un evento impossibile. Ogni tanto, molto di rado per la verità, qualcuna passa, da sola o in compagnia, nel tratto di mare tra Giannutri e Le Formiche suscitando stupore e sempre un pizzico di timore tra turisti e pescatori di passaggio. (dal periodico:Illustrazione del Popolo n°50-1928) Molto, molto raramente qualcuna, non si sa bene se per deliberata scelta o disorientamento momentaneo o permanente, si avvicina troppo alla costa e finisce per rimanere intrappolata sui bassi fondali o sulle spiagge assolate del promontorio, lasciandovi la vita. Così è successo in almeno tre occasioni suscitando scalpore e curiosità tra la gente dell'Argentario. 1928 Le cronache dell'epoca riportano che una balenottera lunga circa venti metri fu rigettata dalle onde sulle coste delle Formiche di Grosseto. Non è dato sapere se fosse già morta o ancora in vita. La balena fu poi trainata con delle paranze sulla spiaggia della Feniglia per essere sezionata e potervi ricavare, secondo le stime ottimistiche del tempo, 50 quintali di olio. Fine anni '50 La balena che un giorno degli ultimi anni '50 andò a morire nelle acque dell''Argentario fu senz'altro la più sfortunata. La sorte che le toccò, e più che altro l'accoglienza che i santostefanesi, gente amante del mare e delle sue creature, le riservarono da viva e da morta, lasciarono la bocca amara in molti. La sua lunghezza era di circa 16 metri. Il grosso cetaceo entrò addirittura nel porto del paese. Era il tardo pomeriggio di un giorno d'estate. Racconta un vecchio pescatore: "Me ne stavo a prua dello "Sparaglione" quando ho sentito un vecchio su un gozzo urlare e fare frenetici gesti con le braccia verso l'ingresso del porto. Mi sono voltato da quella parte e ho visto una grossa balena venire, costeggiando il molo, verso i pescherecci all'ormeggio. Una seconda balena, più piccola, rimasta all'esterno, stava guadagnando il largo. Mi ricordo benissimo che la balena è passata sotto i pescherecci sollevandoli ad uno ad uno. Sembrava che una grossa onda lunga li avesse investiti d'infilata..." La carcassa della balena all'Argentarola Il cetaceo, dopo aver seminato lo scompiglio lungo il molo, andò infine ad imprigionarsi in quell'angolo di mare compreso tra il Pontile del Valle (dove adesso approda il traghetto del Giglio) ed il pontile dove attraccavano le petroliere per lo scarico del carburante per il Deposito del Campone. Molte le congetture per un evento così insolito. La più plausibile fu che la balenottera, perso l'orientamento per motivi sconosciuti, fosse entrata in porto sulla scia di qualche peschereccio di ritorno dalla pesca od altra nave in ingresso. Il lungomare in breve fu gremito di curiosi accorsi per osservare il "mostro" marino che soffiava dal suo sfiatatoio ed agitava la sua enorme coda. Dopo lo stupore, i problemi. Poiché l'ospite non era in condizioni di andarsene spontaneamente, e scartata l'ipotesi, ritenuta impraticabile e comunque pericolosa, di rimorchiarlo fuori dal porto perchè potesse riprendere il largo, si ritenne opportuno legarlo per la coda con una catena al molo, e procedere poi alla sua eliminazione. Lo fecero un paio di volontari massacrandolo a colpi di mannaia e conficcandogli nel capo a colpi di mazzuolo un lungo e robusto paletto di ferro. In breve la balenottera era morta, in un mare di sangue. A quel punto non fu difficile rimorchiarla fuori dal porto, e per impedire che con la sua decomposizione ammorbasse l'aria profumata di mirto e rosmarino dell'Argentario fu trainata da un peschereccio in alto mare dove madre natura potesse fare il suo sporco lavoro. Ma l'odissea della sfortunata balena non era finita. Dopo qualche giorno la sua carcassa fu rigettata dal mare sulle scogliere dell'Argentarola e da qui , dopo poco, sulle spiagge di Castiglion della Pescaia dove il suo fetore ammorbò per qualche tempo l'aria degli abitanti di lì, che con la balena non c'entravano proprio niente. 23 gennaio 2008 Spiaggia della Giannella - 25 gennaio 2008 (Foto gentilmente fornita da Francesca Birardi) Era una balenottera sfinita e probabilmente malata quella che nella notte del 23 gennaio andò ad arenarsi sui bassissimi fondali davanti alla spiaggia della Giannella. La vide stupefatto all'alba del 24 un pescatore che camminava sull'arenile. Il cetaceo, lungo circa 13 metri e del peso stimato di una decina di tonnellate, si trovava a poca distanza dalla battigia ed era ancora in vita, come testimoniava il getto d'aria e di acqua che fuoriusciva con regolarità dallo sfiatatoio sul dorso. Vista l'impossibilità per la balenottera di riprendere autonomamente il largo, fu tentato dai sommozzatori dell'Acquario di Porto Santo Stefano e con l'intervento di una motovedetta della Guardia Costiera, di trainarla in acque più profonde con la speranza che potesse poi riguadagnare il mare aperto e con esso la salvezza. Purtroppo ad operazione compiuta la balenottera non dava più segni di vita. Esami eseguiti sulla carcassa accertarono che il cetaceo si trovava in condizioni fisiche molto precarie, così da far ritenere che lo spiaggiamento fosse dovuto a cause naturali. La carcassa fu quindi riportata sulla spiaggia, sezionata e sepolta nella sabbia del Parco della Maremma col proposito di riesumarla dopo un opportuno intervallo di tempo, ricostituire lo scheletro ed esporlo al pubblico.
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti |