Porto Santo Stefano da ricordare |
Pippo |
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Forse i miracoli non li faceva, ma di sicuro ti rimetteva al mondo. Pippo non aveva dubbi in proposito: l'acqua del Pozzarello era speciale. “Vuoi mettere con quella nelle bottiglie di plastica dei supermercati, o peggio ancora con quella del rubinetto? Un'altra cosa. Come il giorno e la notte. Un bel bicchiere la mattina e qualche altro durante il giorno e stai proprio bene fino a sera”. E per fare l'“acquata” lui, un giorno si ed uno no, partiva di primo mattino dalla sua casa in paese e facendosi a piedi la strada sotto i tunnel fino al Pozzarello e poi quella dell'Olmo su verso l'Argentiera, raggiungeva la fonte miracolosa, alla Forconata. Qui dopo una bella bevuta ed un salutare riposino al fresco delle querce, attingeva da madre natura. Poi il ritorno. A torso nudo, madido di sudore e bruciato dal sole d'agosto, riportava a casa il suo prezioso carico in due bottiglioni che gli penzolavano sul petto, legati tra loro da una cordicella passante dietro il collo. La camicia arrotolata tra questo e quella, serviva alla meglio a mo' di cuscinetto. E con il suo dolce fardello, fermandosi di tanto in tanto a cogliere qualche fico e riposandosi sui pochi muretti che gli si offrivano per la via, ritornava a casa, in famiglia, dalla moglie. “E' una vita che stiamo insieme. Come potrei farne a meno? Prego Dio di togliermi dal mondo prima di lei” Pippo aveva allora, quando l'ho conosciuto, quasi novant'anni. Sempre sorridente, per niente a disagio per la sua sordità - “Parla, parla, tanto non capisco niente. Sono sordo”- era una di quelle rare persone che hanno il dono divino di infonderti buonumore al solo incontrarle. Di lui non so quasi niente. Ma sapere non mi direbbe granché. Basta l'immagine di lui per la strada dell'Olmo con la sua acqua sul petto, sempre sorridente e pronto a scambiare due parole su quel tempo di allora - “quando in paese c'erano più sumari che cristiani” - Poi, con il passare degli anni, i bottiglioni dell'acqua cominciarono a diventare sempre più pesanti e la strada per la Forconata sempre più lunga. Un'estate non l'ho più incontrato sulla via dell'Olmo. Lo incontravo invece seduto ad un muretto, giù, vicino alla spiaggia del Pozzarello, o davanti al vecchio cantiere della SIPA. I bottiglioni dell'acqua non c'erano più, ma il sorriso e la cordialità erano sempre gli stessi. L'ultima volta che l'ho visto, prima di salutarmi, si è tolto di tasca un nodo marinaro, quello a pugno di scimmia che si usa come portachiavi, e me l'ha dato. “Tieni, così quando sarò morto ti ricorderai di Pippo” Un paio di estati fa ho visto la sua fotografia su un muro, al Valle, dove un tempo c'era la tintoria delle reti. La foto era sbiadita, ma il sorriso era inconfondibile, dietro un remo e una vela, e sullo sfondo il mare. Sopra c'era un nome, con sotto scritto : “...detto Pippo”
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti
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