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Le navi nel 1600 |
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Vascello Originariamente con tale termine veniva indicata una qualunque nave a vela, per distinguerla dalle galere sospinte principalmente dalla forza dei rematori. Successivamente, a partire dal 1600, il termine perse il significato generico per assumere quello di nave militare da battaglia. Rispetto alla galera presentava il grosso vantaggio che, per l’assenza dei rematori, lo spazio utilizzabile per l’armamento e per il carico era molto maggiore e le sue dimensioni potevano essere accresciute enormemente. Inizialmente il vascello aveva la forma classica delle navi da trasporto: scafo molto panciuto, due castelli, uno a prua ed uno a poppa, due o tre alberi e pennoni per vele quadre. Le dimensioni più comuni erano circa 30 metri di lunghezza per 8 di larghezza con una stazza di 300-400 tonnellate. L’armamento consisteva in una o due batterie di 10 -20 cannoni ciascuna, una sulla tolda ed l’altra sotto coperta, e due altre batterie più piccole sui castelli di poppa e di prua. Il numero dei marinai poteva variare da 100 a 200. La forma del vascello, le dimensioni ed il suo armamento variarono grandemente nel tempo. A partire dal XVI secolo nelle varie marinerie ebbero un notevole sviluppo i galeoni che altro non erano che poderosi vascelli progettati per la navigazione oceanica. Le flotta inglese, francese e spagnola impiegarono il galeone come unità da combattimento principale. Nel XVII secolo i galeoni avevano una lunghezza di 40-45 metri per una larghezza di una decina. I loro equipaggi potevano superare i 300 uomini Le dimensioni crebbero rapidamente ed in maniera notevolissima e così pure la consistenza dell’equipaggio e l’armamento. Nei vascelli più grandi costruiti nel XVIII secolo, vere e proprie fortezze galleggianti da 5000 tonnellate di stazza, vi erano batterie sulla tolda e su due o tre ponti sotto coperta per un totale di oltre 100 bocche da fuoco e l’equipaggio poteva raggiungere gli 800-1000 uomini. I grandi vascelli, insuperabili per la loro potenza di fuoco, presentavano però il notevole handicap di una scarsa manovrabilità in condizioni di vento debole, addirittura nulla in condizioni di bonaccia, e risultavano comunque inidonei a manovrare in piccoli spazi. Per tali motivi le flotte da guerra , accanto ai potenti vascelli da combattimento, comprendevano anche un naviglio minore, tra cui per molto tempo le galere, meno armate, ma molto più agili e manovrabili.
Galera La galera ( o galea) era una nave a remi ed a vela, presente nel Mediterraneo dall’ 800 ai primi anni del 1800. Era di forma snella ed allungata, con un gran numero di rematori sui due fianchi e montava due alberi con vele quadre o latine. Un rostro, a prua, permetteva lo speronamento delle navi nemiche a cui seguiva l’arrembaggio da parte dei soldati imbarcati. Le dimensioni potevano arrivare ad una lunghezza di 50 metri per una larghezza di 7. Al centro della tolda e per tutta la lunghezza correva, sopraelevata rispetto ai rematori, la cosiddetta corsia che permetteva gli spostamenti dei marinai per le manovre, dei soldati per l’arrembaggio e degli addetti alla condotta della nave. A prua era ricavata una piazzola dove si raccoglievano gli uomini per l’arrembaggio. Nel castello di poppa si trovavano tutti gli strumenti per la navigazione e sostavano il comandante e gli ufficiali. Gli uomini a bordo, rematori compresi, potevano variare da 100 a 200, a seconda delle dimensioni della galera, a cui si aggiungevano 100-200 soldati in occasione di scontri navali. Sulla coperta erano sistemati i banchi per i rematori, da 20 a 30 per ogni lato. Due o tre uomini provvedevano all’azionamento di ogni singolo remo. Inizialmente i rematori delle galere erano uomini liberi, come il resto dell'equipaggio; ma ben presto furono sostituiti da schiavi prigionieri di guerra o prede di razzie, e da condannati, i quali, in navigazione, erano tenuti incatenati al banco di voga. Vi era però quasi sempre, su ogni galera, un gruppo di rematori liberi, volontari e perciò chiamati bonavoglia, che, come distintivo, portavano i baffi, mentre i condannati avevano testa e viso completamente rasati; gli schiavi portavano in più, al sommo della testa, un caratteristico ciuffo di capelli. I bonavoglia non erano tenuti incatenati al remo, anzi di giorno godevano di una certa libertà e, in porto, potevano talora avere anche il permesso di scendere a terra. L’armamento subì ovviamente un’evoluzione con il tempo. A partire dalla fine del 1400 anche sulle galere furono montate armi da fuoco. Nel 1600 era comune installare un potente cannone di corsia, nella parte centrale della tolda, più altri pezzi minori sulle rembate. L’armamento comunque, nelle semplici galere, non potè mai essere spinto ad un volume di fuoco paragonabile a quello dei vascelli, sia per la presenza dei rematori sui fianchi della nave, sia per la fragilità della struttura dello scafo. La galera fu una nave molto impiegata nello schieramento di linea per le battaglie navali. Molto apprezzate erano la sua agilità e la manovrabilità anche in assenza di vento ed il basso profilo che la rendeva poco vulnerabile al fuoco nemico. Di contro, la sua snellezza la rendeva inidonea ad affrontare condizioni avverse di vento e di mare, per cui fu quasi sempre impiegata nel Mediterraneo per navigazione sotto costa e preferibilmente in buone condizioni di stagione.
Brulotto Si trattava di un’imbarcazione , non particolarmente definita sotto il profilo strutturale, spesso una vecchia nave riadattata, che nelle battaglie navali aveva il compito preciso di investire le unità nemiche, attaccarsi ad esse ed incendiarle. Nel 1600 un consistente numero di tali navi era presente in ogni flotta da guerra. I brulotti erano generalmente di modeste dimensioni, ed erano condotti da un equipaggio ridotto al minimo indispensabile, molto addestrato e ben pagato. I brulotti venivano caricati con una grande quantità di materiale infiammabile a cui, dopo l’abbordaggio ad una nave nemica, veniva appiccato il fuoco. I pochi uomini dell’equipaggio fuggivano subito dopo allontanandosi rapidamente su una scialuppa tenuta ben pronta a poppa. Se la missione suicida del brulotto andava a buon fine, il fuoco si trasmetteva alla nave nemica distruggendola. I vascelli, lenti e poco manovrabili in condizioni di vento debole, erano particolarmente esposti all’insidia di tali imbarcazioni. Per difendersi adottavano vari accorgimenti, quali tenere ben bagnato il ponte, utilizzare lunghe aste sui fianchi per tener scostate le navi assalitrici ed inviare contro i brulotti in avvicinamento veloci lance con il compito di distruggere le scialuppe di salvataggio al loro seguito in modo da precludere agli equipaggi ogni possibilità di fuga.
Tartana La tartana era un'imbarcazione a vela di modeste dimensioni ampiamente usata nel mediterraneo dal medioevo fino all'avvento della propulsione a motore per la pesca ed il trasporto di materiale e passeggeri. Aveva un solo albero con vela latina affiancata talvolta da un fiocco. La tartana aveva una lunghezza da 16 a 20 metri ed una stazza da 30 a 60 tonnellate.
Polacca A partire dal 1600 è stato uno dei tipi di navi da carico di medio tonnellaggio più diffusi nel mediterraneo. La sua stazza variava da 80 a 140 tonnellate ed era in grado di trasportare merci e passeggeri in quantità notevolissima. Montava 3 alberi con vele quadre e la vela di trinchetto alla latina.
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti |