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L' HMS Simoon nel mare dell'Argentario

 

 

HMS Simoon

L'intruso che il 15 luglio del 1943 si presentò nel mare antistante Porto Santo Stefano fu del tutto inatteso e si comportò, bisogna dire, in maniera molto scortese.

Si trattò del sommergibile britannico HMS Simoon, con 48 uomini di equipaggio, al comando del Lt. Geoffrey Deryck Nicholson Milner, nato sugli scali della Cammel Laird, a Birkenhead, nell'ottobre del 1942

Fino a quel giorno il carniere del Simoon era desolatamente vuoto, ossia, in altre parole, il sommergibile, fiore al'occhiello della Royal Navy, non era riuscito ad affondare nemmeno una bettolina. Infruttuose erano risultate una sua prima missione lungo le coste della Norvegia ed una seconda lungo le coste atlantiche della Francia e della Spagna ed infruttuoso il suo girovagare nel Mediterraneo dallo stretto di Gibilterra ad Algeri e poi, attraverso le bocche di Bonifacio, fino alle coste dell'Argentario.

Un'occasione succulenta si era presentata per la verità un paio di giorni prima, il 13 Luglio.

Il Simoon all' 1.38 aveva avvistato, a Nord Ovest dell'isola del Giglio, un convoglio formato dal piccolo mercantile Tigrai e dalla nave cisterna Romagna, scortate da due torpediniere tedesche.

Due navi molto vecchie che procedevano lentissime sotto le stelle ignare di chi nella notte le stava scrutando con occhi assassini. Un gioco da ragazzi colpirle e affondarle senza troppi scrupoli. Ma il gioco non riuscì  a G.D.N. Milner.

 

Nave cisterna Romagna

 

Rimorchiatore Robusto

Durante la fase di immersione per portarsi in posizione di lancio, un pasticciaccio nella chiusura dei portelloni superiore ed inferiore della torretta fece perdere molto tempo consentendo al convoglio di allontanarsi di un lungo tratto verso la salvezza.

Quando il Simoon, costretto a riemergere, fu pronto al lancio, 22 minuti dopo l'avvistamento, il convoglio si trovava ormai in una posizione assai meno favorevole. G.D.N. Milner ordinò comunque, presumibilmente più per rabbia che per convincimento, il lanciò da 3000 metri contro la Romagna di 4 siluri che si persero allegramente nella notte senza colpire il bersaglio.

Il porto del Valle a Porto Santo Stefano durante il primo bombardamento l'8 dicembre 1943

L'arrivo a tutta velocità di una torpediniera di scorta convinse poi il comandante del Simoon che forse era meglio lasciar perdere l'inseguimento e darsela a gambe. Cosa che fece con lodevole tempestività.

Ma, alle 15.45 di quel giovedi 15 luglio, quando il sommergibile emerse al largo di Porto Santo Stefano la situazione si presentò completamente diversa.

Il paese era davanti a lui, immobile vivaddio, sotto il sole cocente dell'estate e senza torpediniere intorno a rompere le scatole. Era quella senza dubbio un'occasione unica per rifarsi dell'occasione perduta

Unico neo, se vogliamo la mancanza di una bella nave da silurare. Non dico una corrazzata, ma almeno un cacciatorpediniere, una torpediniera...

Niente, soltanto un discreto numero di motozzattere tedesche alla banchina, un rimorchiatore per l'apertura e la chiusura della rete antisiluro alla bocca del porto, un veliero o due e qualche paranza e barchetta perchè la gente doveva pur campare.

 

Di quel che accadde poi le versioni fornite dal comandante del Simoon nel suo diario di bordo e da alcuni testimoni presenti in paese differiscono notevolmente.

 

Dal diario di Geoffrey Deryck Nicholson Milner comandante del Simoon:

 

15 luglio 1943

 

ore 14.40 - Avvistato del fumo verso Nord e poco dopo l'alto pinnacchio di una piccola imbarcazione che stava navigando sottocosta. Dopo un po' il bersaglio è stato identificato come un rimorchiatore di salvataggio di circa 200 tonnellate

 

ore 15.45 - Emersione per l'azione con il cannone di bordo. Sono stati sparati 24 colpi da circa 2000 metri. Il 4° colpo ha colpito il bersaglio. Il rimorchiatore ha virato di bordo e si è allontanato a notevole velocità. Altri 4 colpi sono andati a segno. Anche il cannoncino antiaereo è entrato in azione. Il rimorchiatore ha viratato a dritta e rallentato, ma 2 aerei sono stati avvistati e il Simoon è stato costretto ad immergersi per sicurezza.

 

ore 15.48 - Dopo l'immersione sono entrate in azione le batterie costiere, ma non posso dire da quale direzione. Poco dopo alcune bombe di profondità sono state sganciate da un aereo.

A quel punto il Simoon si è allontanato dall'area.

 

Fonti italiane riferirono in seguito che il rimorchiatore attaccato dal Simoon era il Robusto di 506 tonnellate, in trasferimento da Portoferraio a Civitavecchia, e che non vi erano state vittime a bordo

 

Testimonianze da terra

 

Livio Ghezzi

 

Un giorno dei primi di giugno (?) io e Maria (mia cugina) ci avviammo, con il nostro pattino, verso la sbarramento antisiluro all'entrata del porto

Lo sbarramento era quasi sempre chiuso ed un bel rimorchiatore provvedeva ad aprirlo e chiuderlo quando entravano ed uscivano le navi dell'Asse.

Giunti dietro la poppa del rimorchiatore cominciò il finimondo! Alcune cannonate, provenienti dal mare, colpirono il rimorchiatore che affondò subito con la poppa ma rimase a galla con la prua puntata verso il cielo. I suoi marinai avevano già raggiunto il molo a nuoto....

Durante la nostra corsa tutte le batterie di Lividonia e del Calvello aprirono il fuoco verso il mare e i loro proiettili passavano sopra la nostra testa....

In seguito abbiamo saputo che il sottomarino era emerso fuori Cala Grande ed aveva raggiunto indisturbato il nostro porto costeggiando la scogliera, al riparo delle batterie che non potevano vederlo. Colpito il rimorchiatore, si era rifugiato sott'acqua ed era fuggito.

Tanti anni dopo, nel 2007, ricordando l'episodio con l'amico Nazareno, figlio del proprietario dell' ENZO, fui informato che la loro barca aveva pescato un siluro davanti al porto e lo stava rimorchiando sott'acqua fuori del golfo. Quando giunse davanti alla Punta della Madonnella il siluro aveva toccato il fondo ed era esploso.

La mia domanda: “Ma chi aveva perso il siluro?”

La risposta: “Un sottomarino inglese, prima di prendere a cannonate il rimorchiatore dello sbarramento, gli aveva lanciato contro il siluro che aveva fatto cilecca ed era finito in fondo al mare”.

 

Franco Rinaldi

 

Era l'estate di un anno che non ricordo più, anno di guerra comunque, e noi ragazzi, come al solito, facevamo il pieno di mare e di sole allo Sconcione. Qualcuno – ricordo Livio Ghezzi e Maria Varoli – in pattino remacchiando di qua e di là, altri sugli scogli o facendo il bagno nell'acqua limpida di casa nostra. Poco più in là alcuni soldati delle batterie costiere in libera uscita prendevano il sole o facevano il bagno, come noi.

In uno scenario paesano così balneare e rilassato è difficile immaginare un sommergibile che emerge improvvisamente dal mare.

Ma successe.

A qualche centinaio di metri da noi, al largo dell'imboccatura del porto del Valle, un sommergibile – inglese, si venne poi a sapere – emerse, completo di tutti i suoi accessori da guerra e con la ferma determinazione di usarli.

E all'improvviso, il tratto di mare antistante il paese divenne scena di guerra:

...dal mare il sommergibile sparava con il suo cannone di bordo, in direzione del porto, verso un innocuo rimorchiatore che transitava lentamente, o forse – non ricordo – sostava in attesa di qualcosa da rimorchiare...

...sulla riva i militari uscivano precipitosamente dall'acqua e in costume da bagno, raccolti i loro vestiti, correvano verso le batterie...

...noi ragazzi, allibiti e quasi paralizzati, assistevamo dagli scogli al cannoneggiamento guardando, ora il sommergibile, ora il rimorchiatore, come gli spettatori in una partita di tennis...

...Livio Ghezzi e Maria Varoli sul loro pattino remavano a tutta forza verso la riva in cerca di salvezza....

L'impari scontro, del tutto unilaterale, non durò molto. Quel tanto però sufficiente a consentire che qualche cannonata giungesse a segno..

Poi il sommergibile soddisfatto – nemmeno avesse affondato una corazzata – si immerse nuovamente e scomparve. Non prima però di aver lanciato un siluro verso il porto che – a quanto pare – andò a impigliarsi nella rete di protezione.

A conclusione della scena di guerra arrivarono le cannonate da parte delle batterie costiere verso l'intruso, più che altro a far vedere che erano incazzatissime per l'intrusione, dal momento che il sommergibile si era già immerso e se ne stava andando per i fatti suoi....

Qualche tempo dopo la guerra sarebbe arrivata sul serio anche a Porto Santo Stefano.

 

Nemmeno un mese dopo il Simoon, allontanatosi dal placido mare dell'Argentario, idoneo più alla pesca ed alla balneazione che ad azioni belliche, entrò nel vortice della guerra, quella vera che colpisce duramente chi le pare senza guardare in faccia nessuno.

Il cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti

Il 9 di agosto, dopo aver fallito, il siluramento di una nave ausiliaria, il Simoon ebbe la sua prima ed ultima preda, il cacciatorpediniere Vincenzo Gioberti. La bella e gloriosa nave, protagonista di tante battaglie, tra le quali quella epica di Capo Matapan, fu affondata con 2 siluri davanti alle Cinque Terre più per l'imperizia del suo comandante che per la determinazione di G.D.N. Milner che per la verità aveva mirato all'incrociatore Giuseppe Garibaldi, accanto ad essa.

Nell'affondamento perirono 105 membri dell'equipaggio.

Verso la metà di novembre il Simoon non dette più notizie di sè. Si ritiene che abbia urtato una delle tante mine disseminate nell'area che stava pattugliando.

Il suo scafo fu individuato il 7 novembre del 2016 al largo dell'isola turca di Bozcaada (Tenedos) presumibilmente con all'interno i resti del venticinquenne comandante G.D.N. Milner e degli altri 47 uomini dell' equipaggio.

Pochi giorni dopo la scomparsa del Simoon, l'8 dicembre, sarebbe iniziato per Porto Santo Stefano il calvario interminabile dei bombardamenti che avrebbero provocato 34 vittime e l'avrebbero raso al suolo.

 

fonti:

https//uboat.net/allies/warships/ship/3443.html

 

https//conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/2017/03/vincenzo-gioberti.html

2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti