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L'ultimo volo del Devil's delight |
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Il racconto si riferisce ad un episodio avvenuto il 28 Aprile 1944. La presenza di parti, facilmente individuabili, immaginarie, non altera la veridicità di quanto riportato. (fonte: Que Jones-WWII Serviceman-459BG-758 Squadron )
Equipaggio del 42-52331- Quentin Jones è il 2° da sinistra in piedi.
“Dai, piccolo. Puoi farcela... non manca molto. Ancora un piccolo sforzo e siamo a casa. Vedi quei colli laggiù? Là dietro c'è la pista... almeno così dicono”
La pista era quella dell'aeroporto di Capodichino, vicino Napoli, dal '43 base della Twelfth Air Force per i suoi caccia, ma talvolta utilizzata dai bombardieri pesanti in situazioni di emergenza. In quel momento era il più vicino alla linea del fronte e se ne servivano soprattutto gli aerei in missioni al centro e nord Italia, ed oltre.
Il “piccolo” era il 42-52331 del 459° Bombardment Group con base al Giulia Airfield, vicino a Cerignola, in Puglia. Un B-24 H “Liberator”, quadrimotore bruttino a vedersi e faticoso a pilotarsi, ma straordinariamente efficiente con i suoi 3600 chilogrammi di carico utile (bombe) e 10 mitragliatrici binate in torrette a prua, in coda e sul dorso. Una “fortezza volante” anche lui, insomma, al pari del B-17 che lo era per antonomasia. “Devil's Delight” era dipinto su un fianco a prua della fusoliera, sopra l'immagine di una bella ragazza in sottoveste. Dipinto da chissà chi, forse da un membro dell'equipaggio, ma più verosimilmente da un esperto “pittore” della base addetto a questo genere di affreschi su commissione e precise indicazioni degli utenti degli aerei. Devil's Delight, “trastullo del diavolo”. Come nome non era certo un granchè per un aereo, e non si capisce neppure cosa c'entrasse con la bella ragazza sotto rappresentata, ma era forse appropriato pensando al carico micidiale di bombe che le sue capaci stive potevano trasportare. Ben lo sapevano gli abitanti di Porto Santo Stefano, piccolo paese di pescatori e vignaioli, colpevoli di ospitare, su decisione altrui, un nucleo logistico della Wehrmach attrezzato per ricevere via mare e smistare verso l'interno attrezzature e derrate alimentari per i reparti impegnati al fronte. Dall'8 dicembre, giorno dell'Immacolata, dell'anno precedente centinaia e centinaia di quei “trastulli” martoriavano il piccolo porto, la darsena, le case, la ferrovia. B-24 del 459 BG nella base del Giulia Airfield
Lui era Quentin D. Jones, co-pilota. Aveva preso i comandi dell'aereo da quando John Zimmer era rimasto ucciso, insieme a parte dell'equipaggio, dal fuoco della contraerea. Toccava a lui adesso, benchè ferito, riportare a casa i suoi compagni sopravvissuti. E per farlo doveva tenerlo su, a tutti i costi, quell'aereo. Benchè squarciato dall'esplosione e con due motori completamente inerti, quell'aereo, il loro aereo, doveva continuare a volare. Doveva. “Ti prego Dio, dacci un mano. Fallo questo piccolo miracolo. Che ti costa? Fallo per questi poveri disgraziati intorno a me. E per le loro famiglie... Lo sapevi che la moglie di James ha messo al mondo un figlio quattro giorni fa? Un maschio. Non vorrai che rimanga orfano già da ora? E poi, va be', fallo anche per me e la mia famiglia. Dai, Signore, un piccolo sforzo... fallo questo miracolo...” pregò dentro di sé. Volare da Porto Santo Stefano a Napoli con due soli motori, per non parlare delle altre avarie alla struttura ed agli impianti causate dalla contraerea, era un'impresa disperata. Jones ben lo sapeva. Ma non c'era alternativa al tentarla. Con l'aiuto di Dio.
Era il 28 aprile del 1944, il giorno più tremendo per gli abitanti di Porto Santo Stefano dall'inizio dei bombardamenti. In quei giorni si avviava a conclusione la conquista da parte degli alleati dell'Abbazia di Montecassino, ormai ridotta a un cumulo di macerie dai ripetuti bombardamenti, mentre ad Anzio le truppe anglo-americane stentavano ad avanzare verso l'interno per la forte controffensiva tedesca. Il 42-52331, con John Zimmer ai comandi, Quentin D. Jones co-pilota ed otto membri dell'equipaggio, era decollato alle prime luci dell'alba, insieme a molti altri bombardieri, dal Giulia Airfield in Puglia per una missione di bombardamento su Porto Santo Stefano. Era la missione n° 29 al comando del Captain Billy Warren. Sarebbe stata una missione come le altre, avrà pensato Zimmer. Porto Santo Stefano era un bersaglio facile, senza copertura aerea, con una modestissima contraerea. (°) “Si arriva, si vuotano le stive, si fa qualche fotografia per accertarsi dei risultati e si torna a casa. Una passeggiata”. Si sbagliava. Un colpo fortunato della contraerea andò a segno sul suo aereo, uccidendo lui e alcuni membri dell'equipaggio, mettendo fuori uso due motori e provocando danni alla struttura ed agli impianti di bordo. La situazione si rivelò subito gravissima. Pur tuttavia, dopo lo sbigottimento e la concitazione iniziale, Jones riuscì a riprendere il controllo dell'aereo e ad effettuare subito dopo tutte quelle operazioni che consentissero la sopravvivenza ed un minimo di governabilità dell'aereo. E mentre gli uomini dell'equipaggio rimasti illesi si occupavano dei morti e dei feriti, Jones comunicò al capo squadriglia la situazione a bordo: estremamente grave, drammatica. Gli fu risposto di alleggerire il più possibile l'aereo scaricando le bombe residue a mare e di dirigersi senza indugio verso l'aeroporto di Capodichino, in quel momento il più vicino.
A Jones il nome “Devil's Delight” non piaceva proprio e l'aveva detto subito. Lui avrebbe preferito un nome più gentile. Sempre con una bella ragazza sotto, s'intende, ma con riferimento a lei e non a “quell'altro”. Con che faccia poteva adesso invocare l'aiuto di Dio con quella scritta a prua? E poi quei bombardamenti lo avevano stancato. Cos'altro c'era da bombardare in quel piccolo paese? Poteva bastare così. Quell'accanimento lo metteva a disagio, preferiva non pensarci. Lo sfiorò il pensiero balzano che quello che gli stava capitando se lo fosse meritato....
“Dai, piccolo. Puoi farcela... non manca molto. Ancora un piccolo sforzo e siamo a casa...” La costa sfilava lentamente sotto di loro. Passavano paesi e città. Invisibile passava la gente. Gente che non ne poteva più di quella guerra e non vedeva l'ora di tornarsene a vivere in pace nella sua terra e sul suo mare.... Napoli si avvicinava. La salvezza per Jones e il suo equipaggio.. “Dai, piccolo. Puoi farcela....puoi farcela...”
Dalla torre di controllo di Capodichino comunicarono che la pista di atterraggio era momentaneamente inagibile. Un caccia si era schiantato in atterraggio e si era incendiato. Il B-24 di Jones non poteva essere ricevuto. Doveva riprendere quota e circuitare in stand-by in attesa che la pista fosse resa nuovamente agibile.
“Guarda Anto', guarda laggiù...” Antonio sollevò lo sguardo dalle carte che teneva in mano e volse la testa dove il compagno di gioco gli indicava. Un bombardiere B-24 volava bassissimo. Le eliche di due motori erano immobili. Un terzo motore sprigionava fiamme e una lunga scia di fumo si perdeva lontano. D'improvviso una vampata nel cielo, e uno schianto di tuono fece vibrare i vetri della finestra, dietro di loro.(°°)
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2008 - Capodomo - di Raul Cristoforetti |