Porto Santo Stefano da ricordare |
Stampe '900 dell'Argentario |
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Port'Ercole: le miniere Lo dicevano con il loro colore anche le rocce dell'Isola Rossa che nel sottosuolo c'era tanto ferro da far impazzire una calamita. Lo confermarono i primi saggi estrattivi della RAE di Livorno all'inizio del 1870. E finalmente anche l'Argentario, nel suo piccolo, ebbe le sue miniere, in località Il Passo, vicino a Port'Ercole, luogo ameno e solatìo, ma disgraziatamente troppo vicino alla Laguna di Orbetello. Non era certo l'El Dorado, ma la qualità del materiale era discreta: 30% in ferro, 15% in manganese, poca silice, adatto alla produzione dell'acciaio nei convertitori Bessemer-Siemens di recente realizzazione.. L'attività estrattiva iniziò nel 1873 e, salvo la doverosa pausa bellica, si prolungò, tra alti e bassi, fino al 1958. I proprietari cambiarono nel tempo: prima la RAE, poi l'Ilva ed infine la Ferromin.Le escavazioni, iniziate a cielo aperto, proseguirono successivamente in galleria nonostante i gravi problemi creati dalle infiltrazioni d'acqua dalla vicina laguna, solo in parte risolti, inizialmente, con l'impiego di due potenti motopompe a vapore. Il materiale, dopo essere stato trattato e selezionato nel Piazzale di cernita, veniva trasportato, con carri trainati da muli, fino a Santa Liberata dove esisteva una tramoggia utilizzata per l'imbarco, mediante chiatte, su navi ancorate in rada, prevalentemente verso l'Inghilterra. Solo dall'ottobre del '96 il trasporto venne effettuato con una motrice a vapore su una ferrovia a scartamento ridotto realizzata a tale scopo. La produzione, relativamente modesta, raramente superò le 20000 t/anno. L'attività in galleria, nel piazzale di cernita e per il trasporto fu svolta da operai del luogo ed altri provenienti da località vicine. Furono anche impiegati, per la frantumazione del materiale, forzati del Bagno Penale di Orbetello. Documenti statistici del 1875 riferiscono che "... nella miniera di Monte Argentario dei Signori Fratelli RAE di Livorno situata nel Monte Argentario e precisamente nel Poggio delle Polveriere lungo la strada che da Orbetello conduce a Port'Ercole, erano impiegati i seguenti lavoranti: n° 8 sorveglianti, n° 118 minatori, n°177 manovali, n° 2 fabbri e n° 4 falegnami"Verso gli anni '50 la produzione delle miniere cominciò sensibilmente a scemare. Il costo non più competitivo del materiale dovuto agli alti oneri di produzione orientarono gli attuali proprietari alla chiusura degli impianti. Con delle cariche esplosive fu provocato il crollo di un intero costone roccioso del colle che bloccò l'accesso alle gallerie. Quelle gallerie che avevano visto uomini e ragazzi spezzarsi la schiena nell'oscurità, nel freddo e nel fango, e talvolta morire di lavoro, tornavano alla natura. Finì così l'esperienza mineraria dell'Argentario. Insieme a tante altre. L'Argentario si era ormai avviato per un'altra strada. Delle miniere rimangono in bella vista, davanti ad Orbetello, due grandi torri in cemento armato per i pozzi che conducevano in galleria e il nome "Le Miniere" all'ingresso di un residence turistico costruito nella zona.
Porto Santo Stefano: panorami e scorci del paese
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